LE OPERE: SEZIONE TEMA LIBERO
Con Lucillo Carloni di Riva del Garda è di turno la Romania dove la cultura contadina è ancora viva ma non si sa per quanto ancora.
L’Est europeo povero, attrae frotte di fotoamatori per i suoi colori ma forse anche per il modello di vita modesto ma a misura d’uomo che ancora lo caratterizza.
Sono molte le fotografie ambientate in questo paese che circolano nel mondo amatoriale, forse seguono un po’ la moda. Rimane la sensibilità di alcuni che riescono ad instaurare con la popolazione che qui vive, un rapporto di amicizia. Non foto rubata quindi e neppure foto in posa.
"Casa mea" di Lucillo Carloni denota questo aspetto; la contadina è felice di mostrare all'interlocutore la sua casa per quanto povera questa possa essere.
Giulio Montini da buon maestro del ritratto qual’è, ha eseguito un bellissima immagine di questa donna indiana.
Se la foto dell'autore trentino era una fotografia ambientata questa di Montini focalizza l’attenzione dell'osservatore direttamente sulla persona.
Parlando di denotazione capiamo che si tratta di un’anziana donna indiana e questo è rivelato dal costume come dal piercing; parlando di connotazione il dato oggettivo restituito dallo scatto ci porta ad immaginare tutte le vicissitudini del personaggio fotografato che emergono prepotentemente dalle rughe del volto e dalla malinconica profondità dello sguardo.
La fotografia è anche fortuna nel senso che lo scatto memorabile, Cartier Bresson insegna, implica innanzitutto di essere sulla scena e in secondo luogo di essere vigili e pronti. Occhio, mano, cervello devono costituire un tutt'uno.
Marzio Minorello di Brugine (PD) era sulla scena ed era pronto con la sua macchina fotografica.
Il contesto è quello eccezionale di una maratona che si svolge a Venezia in una giornata di temporale e acqua alta. L’atleta non è un atleta normale, nel senso che ha una minorità fisica, ancora un punto in più nel sottolineare la fatica e lo sforzo prodotti.
Il cielo plumbeo lascia filtrare un raggio di sole, la bici dell’atleta muove una valanga d’acqua.
Più del primo premio non possiamo dare…….
LE OPERE: SEZIONE PORTFOLIO
Il portfolio di Adriano Favero rientra nella tradizione, nel senso che è da considerarsi come una sequenza di immagini, in questo caso ritratti.
Le foto dei personaggi sono state riprese e successivamente elaborate in modo personale; esse mettono in forte risalto le caratteristiche fisionomiche ma anche di costume di questi cittadini d’Europa.
Possiamo riconoscere l’anziana olandese con la sua cuffietta, la probabile inglese tutta asciutta ed impettita, il bavarese con la stella alpina appuntata sulle bretelle.
Ma l’italiano tipico esiste? Può far parte di questa sequenza di ritratti oppure no? La mia è ovviamente una provocazione che rivolgo direttamente a chi queste immagini le osserva e all’autore. Probabilmente le differenti latitudini permetterebbero di poter ancora distinguere tra il Siciliano e il Veneto ma con la globalizzazione dei costumi ho qualche riserva a riguardo.
Osservando il portfolio sorge il dubbio se siamo di fronte ad una manifestazione carnevalesca con personaggi che sfilano in costume o a una raccolta di fotografie riprese in momenti diversi nei vari paesi d’Europa.
La giuria ha ritenuto che in ogni caso il risultato fosse piacevole e quindi potesse aggiudicarsi il 3° premio per la sezione portfolio.
All’ombra del canestro di Fabiano Venturelli è un portfolio senza dubbio originale.
Qui lo sport c’entra poco o meglio il soggetto della foto è sì la pallacanestro ma non siamo di fronte ad una fotografia che vuol raccontare
l’avvenimento sportivo o il gesto atletico, in questo caso sarebbe stato d’obbligo l’uso del colore.
Qui lo sguardo del fotografo è diverso, è l’ombra dell’atleta ad aver attratto la sua attenzione, un’ombra che si staglia sul cemento del campo, un’ombra resa nei suoi contrasti dalla scelta espressiva del bianco e nero.
Ottime le inquadrature eseguite, nulla è lasciato al caso come deve essere per realizzare un portfolio coerente e omogeneo, sia nella sequenza degli scatti che nei valori tonali con cui debbono essere espressi.
Vi propongo l'articolo 612-bis del codice penale, la norma che alla voce "atti persecutori" recita:
« Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita »
Possiamo affermare che Laura Caserio di Vigevano (PV) è partita da questa norma per tradurre in fotografia quanto fa riferimento allo “ Stalking “ ossia a quel comportamento spesso consapevole con cui alcune persone, uomini nella maggior parte dei casi, molestano le proprie vittime con appostamenti, pedinamenti, telefonate oscene o indesiderate.
Come indica la norma queste molestie che possono tradursi in fatti anche più gravi costringono la vittima a cambiare le proprie abitudini di vita ledendo la propria libertà.
Il portfolio dell’autrice descrive perfettamente lo stato di paura in cui è costretta a vivere la persona oggetto di persecuzione e questo viene tradotto in fotografia con l’immagine dell’incubo che l’assilla.
L’argomento trattato dall’autrice è purtroppo legato all’attualità, viste le cronache che denunciano le violenze a cui sono sottoposte le donne, violenze culminate spesso in omicidi.
Fidanzate, mogli, singol le tipologie possono essere diverse; il denominatore comune è una società malata, maschilista dove le frustrazioni si sfogano sui più deboli.
Se da una parte la giustizia è troppo incline ad assolvere i colpevoli, dall’altra vista la difficoltà di capire il comportamento di queste persone che spesso dichiarano di fare ammenda, rimane solo l’arma della ragione esplicata nell’educazione che possiamo impartire a noi e alle persone con cui veniamo in contatto.
Il rispetto delle libertà personale degli altri è l’unica garanzia per poter vivere in una società dove i rapporti umani possano ritenersi tali.
Il portfolio della Caserio dove il pensiero viene prima del soggetto è un lavoro importante e altamente educativo.
La conoscenza della tecnica fotografica è ovviamente indispensabile per ottenere un risultato efficace e questo è evidente nel racconto proposto dall’autrice.
Ottimo primo premio per la sezione portfolio.
COMMENTO:
Quest'anno la partecipazione degli autori alla cerimonia di premiazione è stata alquanto scarsa o meglio, escludendo Lucillo Carloni non c'è stata affatto. Questo fatto costituisce una nota dolente per chi organizza il Concorso Fotografico. Elargire i premi senza che gli intercolutori intervengano alla premiazione non ha molto senso. La mostra fotografica nella cerimonia di apertura, deve essere un momento di incontro e scambio tra fotoamatori e simpatizzanti. Il Centro Culturale ha previsto a riguardo di ospitare per una notte a sue spese i vincitori provenienti da fuori regione, dando loro la possibilità di ritirare il premio nella giornata di sabato e dedicare il pomeriggio alla visita del capoluogo cittadino.
Se è comprensibile che per lavoro o altri impegni gli autori non possano sempre intervenire alla cerimonia è disdicevole che ciò accada per tutti.
Il Centro Culturale ha deciso di rivedere la formula di partecipazione al concorso e di organizzare lo stesso con cadenza biennale.
Una nota positiva è stato l'intervento davvero a sorpresa del protagonista dell'immagine eseguita da Marzio Minorello, il Sig. Robert Kaufmann di Bolzano e cosa ancora più sorprendente l'atleta è stato anche il vincitore della maratona veneziana.
A lui va un sentito ringraziamento da parte del Centro Culturale S.Giacomo e di tutti gli intervenuti.