TREMITI: L'ISOLA dei GABBIANI

 

L’isola di Capraia (o Caprara o Capperaia ) è la seconda per estensione dell’arcipelago delle Tremiti: si sviluppa su una superficie di circa 45 ha, per una lunghezza di 1.600 m, una larghezza di 610 m e uno sviluppo costiero di 4.700 metri.

 

 

 

 

 

Capraia è disabitata e prevalentemente rocciosa, con rada vegetazione di lentisco e capperi, da cui probabilmente deriva il suo nome. La parte di costa rivolta verso Nord - Ovest è alta, mentre il versante Sud degrada dolcemente verso il mare. Gli unici abitanti dell'isola sono i gabbiani reali che qui nidificano e accolgono i pochi visitatori in modo scortese.

A luglio infatti i piccoli giocano a nascondino tra la macchia che copre l'isola.

 

 

 

 

La vita di questi abili volatori sembra comunque difficile, visto il numero di carcasse che si incontrano quando si percorre l'inesistente sentiero che porta al faro. Al solito come spesso accade al Sud tutto è dato per scontato e nessuno si preoccupa di mantenere un tracciato che dalla spiaggia nella parte Sud dell'isola conduca al faro posto nella punta estrema. Gli eventuali escursionisti devono premunirsi di machete.

Fa da sfondo l'isola di San Nicola dove le note sono più dolenti; il complesso dell'Abbazia - Fortezza è praticamente abbandonato anche se in passato sono stati fatti numerosi restauri.

 

 

 

 

Una natura selvaggia, edifici storici di una bellezza unica sono lì a disposizione di chi dovrebbe promuovere un turismo rispettoso e intelligente, ma nessuno sembra ancora capirlo e la dimostrazione è che sono davvero pochi i turisti stranieri che passano da queste parti. Il turismo è quello del mordi e fuggi; i visitatori sbarcano alla mattina e alla sera ritornano sulla terraferma. Eppure ciascuna delle isole offre le sue bellezze e la sua storia a chi ovviamente la vuole cercare e dunque un giorno è insufficiente per capire dove ci si trova.


 

 

 

L'acqua è cristallina; ed è stato bello e piacevole fare il bagno ma il fondale è spoglio, pochi sono i pesci lungo la riva. A San Domino ho intravisto una stella marina ma a parte la costellazione di ricci che colonizza il fondale non c'è altro.

Lungi dal considerarmi un esperto sommozzatore ma negli anni 70 quando visitai l'arcipelago, era un'altra cosa e la fauna ittica era splendida con pesci di dimensioni notevoli che nuotavano curiosi a ridosso della nave ancorata nel porticciolo di S.Nicola. Non so se questo è il risultato della pesca a strascico che ha rovinato i fondali e reso torbide le acque fatto sta che non so bene dove vengano condotti i sommozzatori per osservare i fondali da sogno ( proprio sogno probabilmente ) pubblicizzati dai vari diving center.

Rimane la statua di Padre Pio annegata proprio sulla punta Nord di Capraia....manco lì sta in pace!

 

 

 

 

E l'inquinamento non manca anche da queste parti; le correnti prevalentemente da Nord - Ovest spingono la schiuma contro la costa a picco sul mare. Non è una bella cosa a vedersi tenendo conto che siamo ad un'ora di navigazione da Termoli ossia a circa 25 miglia dalla costa.

 

 

 

 

I gestori dei gommoni si lamentano dell'impossibilità di portare i turisti a visitare l'Isala di Pianosa uno scoglio appartenente alle Tremiti posta ancora più al largo, che costituisce una riserva marina integrale. Viste come vanno le cose è proprio opportuno che sia così, c'è poca cura e rispetto di quanto offrono le isole e gli esempi sono molteplici.

 

 

 

 

Quanto sostengo è confermato dallo stato di abbandono in cui versa il faro; un paio di anni e crolla del tutto. Il faro quanto di più caratteristico ha un'isola o un promontorio sul mare, lasciato al suo destino e questo accade anche per quello di San Domino che avrebbe subito pure un attentato. Si preferisce affiancare a questa costruzione caratteristica, un faro metallico moderno che in quanto a estetica fa proprio schifo.

 

 

 

 

Bene, se il popolo(?) italiano e i suoi amministratori (a dir bene poco avveduti ) non vogliono capire che la cura del paesaggio è l'unica possibilità che si prospetta per mantenere e sviluppare un'economia turistica intelligente, prepariamoci a tempi ben più duri. In questo viaggio a Sud i turisti erano davvero pochi e quei pochi qui sull'isola, sbatacchiavano sul bordo della barca l'unico polipo che queste acque nascondevano ( male purtroppo per lui ) . Urla e schiamazzi accompagnavano l'esecuzione del malcapitato.

Una scena di cattivo gusto che poco s'intonava col silenzio e rispetto che chiedevano questi luoghi.

 

 

 

 

Fortunatamente quando cala la sera rimangono solo i gabbiani a far compagnia al povero faro bistrattato.

 

 

 

 

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