SUL LAVAZE'

 

 

Non si tratta del più famoso Passo Lavazè in territorio trentino, ma di un altro Lavazè ubicato nell'alta valle di Seren del Grappa.

Meno frequentato e già questo è un notevole pregio, presenta alcune particolarità architettoniche e ambientali di sicuro interesse. Ci sono stato un paio di volte e allego qui alcune foto colte in momenti diversi. Come dice Saramago i luoghi vanno visti e rivisti che ogni volta c'è qualcosa di nuovo da scoprire.

 

 

 

" Meda presso la fornace Anno 2014"

 

 

 

 

Parcheggiata l'auto presso l'antica fornace abbiamo dato un'occhiata al " Colmel " dei Boffat, un nucleo abitato posto in sponda sinistra del torrente Stizzon. Al solito le stalle occupano o meglio occupavano il piano terra e tramite le scale esterne di legno si accede ancor oggi alla parte abitativa.

 

 

 

" Col dei Boffat "

 

Nei campi attorno alle case si possono osservare a giugno belle fioriture di Geranio Pheum una specie tipica prealpina:

 

 

In prossimità del torrente è invece il " Nontiscordardime " a decorare i prati:

 

 

 

 

Riprendendo il cammino lungo il torrente Stizzon, si sale fino al Mulino Benvenuto, dalla struttura architettonica insolita; due bei archi ne caratterizzano infatti la facciata:

 

 

" Mulino Benvenuto Anno 2014 "

 

 

Il mulino sfruttava le acque del torrente Lavazè e questo è abbastanza normale, ma cosa macinava? Quali erano le colture ceraicole del passato?

Quali sementi venivano coltivate in valle? La domanda e la curiosità sono d'obbligo ma rimangono senza risposta.

Costruito nel 1869 da Benvenuto Bruscita, è l'unico mulino rimasto. Pare che qualcuno abbia ipotizzato in passato, di scavare proprio lì un lungo tunnel per raggiungere Bassano. Una galleria per ampliare gli scenari della Valle scrive Daniele Gazzi, per rivendicare un moderno collegamento con la società dell'opulenza dove la terra si misurava in campi e si estendeva in passato a perdita d'occhio. Oggi la pianura è costellata di case e capannoni e per fortuna non c'è alcun collegamento con quel disordinato e caotico momdo dell'opulenza virtuale.

Dal mulino il sentiero prende a salire seguendo il torrente omonimo dalle acque limpide e fresche e si raggiunge infine la località Lavazè propriamente detta che probabilmente era una casera,

Così succedeva anni fa ma ora nel 2023, dopo un anno di siccità l'acqua latita ovunque.

 

 

 

" Casera Lavazè Anno 2014 "

 

 

Il Col dei Silvestri è aldilà della valle lungo la strada che conduce da Chiesa Nuova alle Bocchette:

 

 

 

Guardando verso Nord appare invece la chiesa appena menzionata e più in alto il Col dei Boff:

 

 

 

 

Da Lavazè è possibile tornare indietro compiendo un giro completo.

La strada forestale scende infatti ai Segat, altro nucleo di case del versante destro dello Stizzon:

 

 

" Barch ai Segat Anno 2014"

 

Più in basso compare una costruzione con un grande focolare esterno. Dovunque " Barch " e " Mede " i tipici fienili della Valle impreziosiscono i prati:

 

 

 

In questa fredda e secca primavera (2023) partendo dai Segat(m.600) abbiamo risalito la valle fino alla località Le Saline (m.1100).

Il dislivello di circa 500m  necessita di quasi due ore di cammino. Nessun escursionista all'orizzonte ma qualche camoscio che come una fuggevole visione scompare allontanandosi dal sentiero. In generale questo lato della valle presenta meno insediamenti e sullo stesso incombono le rupi selvagge del Fontanasecca.

La forestale poco battuta è accidentata e salirla con la Ebike cosa che ho fatto un paio di anni orsono, è stata una impresa notevole.

Le gole dei Solaroli sono rivolte a Nord e qui la neve si accumulava copiosa durante l'inverno per franare rovisonamente a valle in primavera. Nella foto a destra è visibile in particolare la striscia bianca della Busa della Neve.

 

 

 

" Fontanasecca e Solaroli a giugno 2014 "

 

L'orchide militare con il caratteristico " elmo" abita da queste parti:

 

 

" Orchiide militare (Orchis militaris) "

 

 

Allego di seguito la cartina della zona dove è evidenziato il percorso ad anello e la Busa della Neve dove in occasione del solstizio d'estate neve permettendo, qualche temerario percorre con gli sci la parte inferiore di quella stretta gola:

 

 

 

Ma proseguiamo col nostro itinerario primaverile aggirando il Col Pendol. In realtà la mappa sopra è datata e la strada forestale prosegue fino all'incrocio che conduce a Valpore. Quali specie botaniche è possibile incontrare ad aprile?

Nelle gole rivolte a Nord è presente ancora qualche esemplare di Rosa di Natale e poi le due specie più appariscenti di Cardamine:

 

 

" Rosa di Natale (Helleborus Niger) "

 

 

 

" Dentaria a 5 foglie (Cardamine pentaphillos) "

 

 

 

" Dentaria biternata (Cardamine enneaphyllos) "

 

 

Il Mezereum dal ciuffetto verde con la sua colorazione lilla emerge dal bruno del sottobosco; è una dafne molto profumata:

 

 

" Fior di stecco (Daphne mezereum) "

 

Da Lavazè sono circa tre i chilometri che portano alla meta cioè ai primi prati appena aldisotto delle Bocchette. Ricordo che siamo sul sentiero che da San Vittore porta alla Madonna del Grappa. Stante la lunghezza e anche il dislivello, vorrei capire in quante tappe lo suddividono.....devo essere diventato proprio anziano visto che dopo due ore e mezza di salita son già cotto!

 

 

 

" Il Cammino "

 

 

" Il Peurna nella primavera 2023 "

 

Ecco un passaggio abbastanza insidioso visti i numerosi smottamenti...e quest'anno la pioggia è stata praticamente assente!

 

 

 

 

Poi finalmente si raggiungono i prati di La Salina (m.1108) di cui non trovo menzione neppur sul voluminoso libro di Gazzi&Rech. I prati causa la siccità sono color della paglia ma sono cosparsi di bei fiori di elleboro verde. Cosa abbastanza strana ci sono numerosi alberi di ciliegio selvatico di cui alcuni di notevoli dimensioni:

 

 

 

 

" Elleboro verde (Helleborus viridis) "

 

 

Racconta qualcuno che il ciliegio selvatico è una piante che resiste sia al freddo che alla siccità. Qui però data la presenza di un sentiero e di alcuni ruderi pare sia stato piantato dall'uomo. A cosa servisse quel ripido prato non è dato sapere....forse stazionavano temporaneamente le greggi prima di salire a Valpore.

 

 

 

" Ciliegio selvatico e Scilla bifolia "

 

Ho risalito il ripido pendio per osservare il panorama, dapprima quello relativamente vicino:

 

 

" La Val dell'Albero "

 

 

 

" Il Monte Grappa "

 

Per poi chiudere lo sguardo su quello lontano:

 

 

" La catena del Lagorai con la Cima di Cece a sinistra "

 

 

 

Per raggiungere l'auto ci attende più di un'ora di cammino in discesa.....non so se per le estremità inferiori sia meglio la salita!

 

 

 

 

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