INCONTRI: LEONARDO BOFF

 

 

COL DEI BOFF: 8 SETTEMBRE 2013

 

 

La gallina come dice la canzone, è un animale intelligente e forse nel suo piccolo ha anche delle aspettative. Compiange infatti i ventimila polli assiepati negli allevamenti industriali della pianura e cova beata tra le pannocchie di grano sponcio una varietà tipica del feltrino.

Dato che difficilmente potrà far sentire la sua voce e rendere espliciti i suoi pensieri, magari si aspetta che gli esseri superiori, le vengano incontro e si prendano cura dei suoi problemi e di quelli dell'intero pianeta.

 

 

Qualcuno nel suo piccolo a questi problemi ci pensa da tempo e gira il mondo per far sentire la sua voce; uno di questi è Leonardo Boff brasiliano, ma originario della Valle di Seren del Grappa.

Suo nonno è partito dall'Italia quando la fame di terra era un grosso problema; la montagna era sfruttata fin dove era possibile e le famiglie numerose di allora, non potevano aspettarsi da essa un ulteriore sostentamento. E così interi paesi per evitare problemi ben più gravi come la fame e la disoccupazione, si sono svuotati alla ricerca di fortuna nel nuovo continente.

 

 

Il ritorno o meglio passaggio di Leonardo Boff nella terra dei suoi avi costituisce un momento importante per la Fondazione Val di Seren il cui presidente è Oskar Unterfrauner ritratto nella foto in compagnia del teologo.

La presenza di Boff ribadisce quello che è lo spirito della Fondazione che si muove su due linee guida: il primo è l'aiuto reciproco e la collaborazione tra la gente che vive la montagna come possibilità di sviluppo economico e sociale; il secondo è il rispetto dell'ambiente naturale perchè un ambiente sano per la vita dell'uomo è anche una risorsa economica spendibile nell'agricoltura, come nell'allevamento del bestiame e sopratutto nel turismo.

 

 

Boff come ribadisce nei suoi interventi e nei suoi libri afferma che è giunto il momento di cambiare strada e di aprire la mente e sopratutto il cuore. Gli strumenti tecnici che finora sono stati finalizzati allo sfruttamento di tutti gli ecosistemi e che stanno portando il pianeta sulla via del non ritorno, devono servire a rovesciare queste logiche perverse; serve il pensiero, la scienza come la tecnica, per cercare di fermare questa corsa forsennata verso il nulla.

 

 

Ma questo è possibile se impariamo a vedere cosa non ovvia, le sofferenze degli altri e della natura; se apriamo il cuore in altre parole.

Il pane che è sulla tavola non è per tutti, alcuni neppure se lo sognano, lontano com'è dal loro sopravvivere quotidiano.

Parlare della fame del mondo con la pancia piena può essere un piacevole intrattenimento ma dobbiamo ricordarci che il futuro è molto incerto e quel pane tra pochi decenni potrebbe non esserci più, neanche per noi. Già da ora serve un mezzo pianeta in più per dare sostentamento ai sette miliardi di persone che lo abitano.

 

 

Se osserviamo gli articoli della stampa, le prime pagine dei giornali come anche la televisione, siamo molto lontani dalla presa di coscienza che il mondo così come è concepito oggi non potrà funzionare a lungo.

C'è un assopimento delle coscienze, un'attenzione esasperata alle vicende di poco conto e generalmente squallide dei protagonisti della politica che rimangono incatenati alla sedia e ai loro privilegi per decine di anni.

E' mai possibile che le persone "normali" vogliano andare in pensione ad un'età ragionevole mentre i nostri senatori siedono ai loro scranni aspettando che solo la morte li tolga di mezzo? Sappiamo bene che è così, perchè non lavorano nelle fabbriche, non lavorano negli ospedali ma passeggiano beati nel transatlantico.

E quando sono ai margini della politica qualcuno pensa a farli senatori a vita, presumo con lauto compenso come se quanto incassato in decine di legislature non avesse permesso loro di sistemare parenti e pronipoti tutti.

La loro storia inoltre difficilmente incrocia quella di una scuola seria che fa della politica non solo l'arte del compromesso ma quello di proporre coerentemente nuove strade, nuove prospettive, nuove idee.

La scuola non serve, la cultura neppure la demagogia invece è fondamentale per la carriera politica.

 

 

Dunque dalla politica come insegnano le vicende nostrane non c'è da aspettarsi alcun cambiamento di direzione, i privilegi rimarranno in mano a pochi e le nuove idee faticheranno a essere messe in luce e in pratica.

Si aspetta la solita ripresa economica, si aspetta una ripresa dei consumi insomma, la medesima minestra di sempre.

La proposta di Boff come di altri illuminati è di rivedere almeno nel nostro piccolo alcuni comportamenti cercando di evitare gli eccessi consumistici che caratterizzano la nostra società. Non eccedere nei consumi quelli di cibo come quelli dell'abbigliamento, non lasciarsi ingannare dai messaggi pubblicitari, riconoscere nell'economia della natura dove nulla viene gettato via ma tutto è rimesso in circolazione, la fonte ispiratrice per i nostri comportamenti.

Se difficilmente potremo incidere sui modelli di vita attuali, cominciamo almeno da noi stessi, suggerisce il teologo brasiliano.

 

 

Il passaggio di Boff nella terra dei suoi avi, è stato un momento di emozione e gioia per tutti gli intervenuti che hanno dato il loro caloroso benvenuto al teologo brasiliano.

La voce rotta dall'emozione, qualche lacrima, tanti ringraziamenti e applausi.

Ricordiamo che Leonardo in origine monaco francescano ha dovuto uscire dalla chiesa per divergenze con il Vaticano; il beato Woytila e la sua cerchia di cardinali ossessionati dal comunismo, erano attenti ad ascoltare solo le lamentale dei militari riguardo alle presunte ingerenze della chiesa latino-americana che a volte si metteva dalla parte dei perseguitati, dei desaparesidos come di quelli costretti a emigrare per aver salva la propria vita.

 

 

Due chiese dunque quella del potere, allineata con i militari con dei spietati assassini appoggiati dai servizi segreti americani, timorosa che la lotta della popolazione e delle minoranze indigene avrebbe avuto come risultato quello di consegnare i paesi sudamericani ai comunisti.

L'altra chiesa, quella locale silente, perseguitata, con i propri martiri Romero in testa, di cui solo ora si parla di beatificazione, come se una pistolettata in fronte durante una messa non fosse di per sè un motivo sufficente per capire la coerenza e il coraggio del vescovo salvadoregno.

 

 

 

La storia ha visto poi la caduta del muro, la scomparsa dell'Unione Sovietica e con essa la necessità di liberarsi dagli odiosi regimi militari di destra che garantivano l'ortodossia e l'appoggio al capitalismo americano e europeo. Non era più necessaria la loro esistenza.

Con fatica stiamo uscendo da quegli anni disastrosi e l'America Latina sembra sia avviata verso una ripresa economica e sociale speriamo originale, ben diversa da quella delle tradizionali potenze europee, americane e cinesi.

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Forse il nuovo papa Francesco avrà qualcosa da dire a riguardo; è la speranza di un agnostico.

 

 

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