V I L L A  C I M B R O N E  a  R A V E L L O

 

 

 

 

Ravello, tra le cittadine della costa Amalfitana è indubbiamente la più elegante. Il fatto che sia lontana dal mare la rende sicuramente più tranquilla  e vivibile.

Ha un piccolo centro storico che si sviluppa lungo il promontorio del Cimbrone da cui prende il nome l'omonima villa.

Quell'altura che domina il golfo di Salerno era ambita già in epoca antica e risalgono al periodo romano le prime tracce di una dimora residenziale.

Aspetto non indifferente era quello legato alla possiblità di realizzare con " poca  fatica " un terrazzamento dove coltivare limoni e olivi.

La villa si raggiunge partendo dalla piazza del paese, dopo un breve percorso a piedi.

 

 

 

 

 

Appartenuta alla famiglia Fusco, ricchissimo casato imparentato con i d'Angiò, ai primi del 900 è già in rovina e viene aquistata da E. W. Beckett poi lord Grimthorpe, incantato dalla bellezza, dal silenzio e dalla storia di cui è ancora impregnato il luogo. Il nobile inglese restaura l'antica casa di campagna inserendo nel complesso architettonico elementi orientali e austere forme gotiche, creando luminosi spazi mediterranei e altrettanto brumosi spazi nordici.

Qui all'inventiva viene dato libero sfogo e viene messa in secondo piano la coerenza stilistica e figurativa.

La visita della villa si limita però al chiostro e alla cripta dato che tutto il complesso è ora un hotel esclusivo sotto tutti i punti di vista e non è visitabile.

Rimane il giardino, una perla preziosa che basta da sola a far lievitare l'anima nella" vertigine procurata dalla fusione di mare e cielo "  .

 

 

All'inizio del Viale dell'Immenso di chiara impronta rinascimentale, lo sguardo è attirato dalle danzatrici. Il gesto, nella luminosità del mezzogiorno sembra richiamare l'attenzione del visitatore:

"Fermati perchè qui e nell'attimo è il senso della bellezza, perfetta fusione tra arte e natura. Godi di questa visione e portala con te per sempre ".

Era questo l'obiettivo che si era posto il lord inglese che faceva parte di quella schiera di intellettuali del "Gran Tour " ....fare di questo angolo uno stupendo gioiello, " il luogo più bello del mondo ".

 

 

Dal viale principale si diramano vari percorsi dove gli architetti e paesaggisti inglesi hanno inserito innumerevoli elementi decorativi, fontane, tempietti e statue di chiaro influsso classico. Meno evidenti dato il periodo dell'anno, sono le varietà botaniche; in primavera il Viale dell'Immenso presenta una profumata pergola di wisteria sinensis presumibilmente una leguminosa simile al glicine ma con grappoli alti fino ad un metro e mezzo!

 

 

Laggiù in fondo termina il lungo viale con il Tempio di Cerere, dea delle Messi.

 

 

Dal tempio considerato da alcuni "La Porta del Sole " si passa letteralmente dallo spazio bidimensionale del viale a quello tridimensionale del Terrazzo dell'Infinito; è  compito se così si può dire del visitatore, quello di immergersi nella quarta dimensione, quella del tempo.

 

 

Un tempo assoluto newtoniano o ancorato alle tre dimensioni spaziali? L'uomo, quel tempo, vorrebbe fermarlo ma gli è preclusa questa possibilità.

E' innegabile però che se ne può godere a tratti in determinati spazi ....affacciandosi appunto sul Terrazzo dell'Infinito.

 

 

 

 

Tornando alla geografia dall'estrema propaggine del Cimbrone lo sguardo spazia sul golfo di Salerno fino al Cilento; più vicine a Ovest sono Poggerola e Pontone con i magnifici ruderi dell'Abbazia di S.Pantaleone.

 

 

 

 

 

Lontano, dietro il magnifico fondoschiena bronzeo c'è il puntino bianco del Santuario dell'Avvocata raggiungibile a piedi da Minori:

 

 

Il lottatore Damosseno fa invece da sfondo al Terrazzo delle Rose; a febbraio purtroppo l'unico senso che non trova soddisfazione è quello dell'olfatto;

per il profumo dei fiori bisognerà aspettare il mese di maggio....chissà magari un giorno potremo soddisfare anche quello.

 

 

 

Dopo una lunga sosta sul ciglio dell'infinito, quella vertigine mi ha procurato un certo languorino......torniamo alla vita, il genere homo italicus vive soprattutto di pane e il senso del gusto va prontamente soddisfatto. Pare sia fondamentale per attivare tutti gli altri!!!

 

 

 

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