IVREA = OLIVETTI 
 


 
Méta 
irrinunciabile per chi vuol conoscere la storia industriale del nostro paese è 
la visita di Ivrea e quindi della Premiatissima Ditta Olivetti. 
Nel viaggio di trasferimento da Bolzano al Piemonte per pura coincidenza 
Radio3 
dedicava la puntata di << Tutta la città ne parla >> a Ivrea che 
proprio in quei giorni otteneva l'ambito titolo di patrimonio industriale del XX 
secolo bene Unesco (United 
Nations Educational, Scientific and Cultural Organization ).
Punto di 
riferimento per conoscere la storia dell'Olivetti che ha praticamente costruito 
la città industriale di Ivrea è la Fondazione Olivetti il cui archivio è 
ospitato a Villa Casana; l'appuntamento era fissato per le 9.30 di martedì 3 
luglio e dapo una strenua lotta con i sensi unici della cittadina sulla Dora 
Baltea varchiamo il cancello del parco pure in anticipo.
Ci attende il 
gentilissimo Sig. Antonio Perazzo appartenente all'Associazione Archivio Storico 
Olivetti che ci accompagnerà per l'intera mattinata negli spazi espositivi 
dell'archivio.
 
 

" Villa Casana: archivio storico Olivetti "
 
 
Presumo che l'iter per la candidatura sia stato 
davvero faticoso a va il mio plauso e quello di tutti per il risultato raggiunto 
ma nel corso della visita sono molte le contraddizioni che saltano agli occhi 
giacchè uno si aspetta che la nomina di bene Unesco presupponga che il bene in 
questione sia perfettamente conservato e gestito,
Ma già dalla visita della Fondazione Olivetti con bel 
giardino in parte incolto emergono dei dubbi; cosa si vuole tutelare? La storia? 
Gli edifici industriali? L'esperienza unica e irripetibile di Adriano Olivetti? 
Ovviamente tutto questo, ma per il visitatore di Ivrea il biglietto da 
visita è la Fabbrica con tutti gli edifici di contorno dove a parer mio la
Storia viene conservata, documentata e spiegata ai visitatori.
Ebbene le cose non vanno così dato che gli edifici 
non sono accessibili, alcuni non sono più di proprietà della Olivetti e per 
visitare lo scalone dei Nuovi Uffici Olivetti ho chiesto gentile permesso ad un 
custode accondiscendente.
Aldilà del progetto a cui va il giusto 
riconoscimento, ci sarà moltissimo da lavorare a meno che la visita di Ivrea non 
diventi solo quella dell'Archivio sicuramente fondamentale ma non 
esaustiva specie per chi ha il pallino della fotografia come lo scrivente.
E' doveroso ricordare che la guida ci ha accompagnato 
per ben tre ore e la visita è stata oltremodo interessante con un costo di 5 
Euro cifra che non paga delle fatiche del relatore e non contribuisce alle casse 
della Fondazione che abbisognerebbe di lauti finanziamenti.
Ma entriamo negli spazi dell'Archivio:
 

" Le prime macchine da scrivere "
 
Il fu Camillo ( 1868-1943) dopo un viaggio in America 
non tanto di piacere ma per conoscere la realtà industriale di quel paese in 
pieno boom economico, ebbe l'idea di produrre delle macchine da scrivere Made in 
Italy e tanto fece grazie all'ingegno e alla tenacia che ovviamente ci riuscì.
 
 

" La prima lettera con la prima macchina da 
scrivere Olivetti "
 
Percorrendo 
gli spazi dell'archivio attirano l'attenzione del visitatore i manifesti dei prodotti che l'azienda metteva periodicamente sul mercato dopo 
attenti studi e perfezionamenti non ultimi specie nei tempi dove la pubblicità 
era fondamentale, quelli 
legati al design. 
La Lexikon fu progettata dall'architetto Nizzoli 
nel 49 quando alla direzione dell'azienda subentrò Adriano (1901-1960).
 
 

" Lexikon "
 
	
		
			
				
				Fu prodotta in circa 780.000 
				esemplari dal 1949 al 1959 e tanto per capire quanto il prodotto 
				avesse caratteristiche innovative venne 
				esposta nella collezione permanente del MOMA di New 
				York. E così fù per altri prodotti Olivetti.
				
				 
				 
				
				
				
				" Macchina portatile Valentine "
 
		 
	 
 
 
La <Valentine> è nata nel 1968 su progetto di 
Ettore Sottsass e Perry A. King. Nel 1970 Sottsass vinse a riguardo il Premio Compasso 
d'oro. Si trattava anche in questo caso di una delle icone fondamentali del design 
industriale. 
Ma gli Olivetti per aprire un parentesi lunga come la 
storia non furono solo grandi industriali ma specie l'Adriano dei visionari che 
oltre alla produzione avevano in mente un modello di società che oggi ce lo 
possiamo solo sognare.
 
 

 
 
Se già padre Camillo era un filantropo e pensava 
al bene degli operai, l'Adriano visse sulla propria pelle l'esperienza 
della fabbrica e l'alienazione della catena di montaggio e coinvolse persino 
degli psicologi per migliorare le condizioni di lavoro.
A parte questo costruì la Mensa, la Biblioteca, 
l'Asilo Infantile, case per i quadri e gli operai:
 
 

" NON SIGILLA LA SUA UMANITA' NELLA TUTA DI LAVORO 
"
 
 
Vediamo un po' come sta la biblioteca sul cui muro 
d'ingresso è riposta  la lastra in marmo di cui sopra:
 

 
 
Trattasi di edificio abbandonato con folta 
vegetazione a piano terra e al piano superiore; unico aspetto positivo posso 
salire di sopra e prendere d'infilata tutti i fabbricati di via 
Guglielmo Jervis:
 
 

" La Nuova 
Fabbrica fine anni 30 "
 
 
Nella biblioteca son transitati artisti 
e intellettuali; molteplici furono le conferenze, le mostre e gli spettacoli organizzati 
per la cittadinanza:
 
 

" Gasmann, Pasolini, 
Moravia, Gaber ecc.ecc. "
 
 

" La vecchia 
Fabbrica in mattoni rossi del 1908 "
 
 

" Pensieri di 
A.Olivetti "
 
 
Mumble, mumble le perplessità di cui parlo all'inizio 
emergono tutte; dove è andata a finire la cultura e la biblioteca suo necessario 
contenitore?
Ma ritorniamo nell'archivio e lasciamoci 
suggestionare dalla storia delle macchine ma anche da quella che è una filosofia 
di vita:
 
 

 
 

 

 
 
 
Stiamo parlando di un mondo utopico che non siamo 
neanche più capaci di immaginare; fortuna che esiste il materiale d'archivio!!!!
Chi interveniva nella trasmissione di Rai3 giudicava 
inattuabile il progetto Olivetti e come non dargli ragione se riprendendo uno 
dei pensieri di Adriano si parla di Comunità Ottima nel senso ne del troppo 
grande ne del troppo piccolo. 
Nel mondo globale il pensiero di comunità non esiste; i piccoli paesi, le cittadine di 
provincia, le comunità di montagna sono lontani dai centri del potere 
economico e politico, sono al margine e il capitale è concentrato nelle mani di 
pochi ricchi mentre i poveri, una moltitudine è ricattata con lavori sempre meno 
remunerativi e privi di garanzie per la salute e per il futuro.
 
 

 
 
 
Tra i vari macchinari come non stupirsi difronte alle 
prime calcolatrici elettromeccaniche? Quei leveraggi che impensierirono 
l'ingegnere Capellaro che si racconta, portò il lavoro a casa e quasi venne 
arrestato sul portone della fabbrica per appropriazione indebita di leva di 
calcolatrice, Lui che le progettava!!!
 
 

" Calcolatrice 
anni 50 "
 
 

" Leveraggi "
 
 
L'Adriano che di futuro se ne intendeva era pronto 
per il grande balzo che dalla meccanica avrebbe condotto all'elettronica 
seppur con molte difficoltà. 
Morì a 59 anni nel 1960 all'alba della nuova 
rivoluzione che aveva visto la partecipazione dell'Olivetti alla realizzazione 
dei primi calcolatori elettronici come l'Elea 9003; stiamo parlando di 
grossi computer i cosidetti Mainframe acquistabili solo dalle grandi aziende e 
centri di ricerca.
Chi succedette a Adriano Olivetti non rinunciò 
comunque alla ricerca nel settore elettronico pur essendo condizionato dal 
cosidetto Gruppo d'Intervento tra cui Mediobanca diretta da Enrico Cuccia, 
la Fiat e la Pirelli gruppo che salvò 
l'azienda acefala, senza un vero manager dal fallimento condizionando però le 
scelte imprenditoriali. Bene la meccanica ma l'elettronica fu messa al bando.
 
 

 
 
Nel 1978 l'azienda viene presa in consegna 
dall'ingegner De Benedetti che la rivolta come un calzino. I manager dell'epoca 
olivettiana vengono quasi tutti pensionati, i vice diventano i nuovi dirigenti. 
 
 Alle 
ore 8.00 lor signori devono essere presenti nei rispettivi uffici! 
 
Deve essere stato uno vero shock per un'azienda 
che riposava sugli allori e stava seduta su una montagna di debiti e non faceva 
profitti.
Parliamo in 
pratica di due Italie anzi di tre; quella della ricostruzione dell'Adriano con 
tutte le prospettive anche utopiche che si potevano perseguire, quella 
intermedia dove almeno per l'Olivetti si vivacchiava con le macchine da scrivere 
elettromeccaniche senza darsi tanti pensieri e 
quella della fine degli anni 70 con l'inflazione alle stelle, il costo delle 
materie prime pure e un'alta conflittualità all'interno delle 
grandi fabbriche. 
Ricordiamo che l'ingegner Carlo nel 1976 lavorò 
per 100 giorni alla Fiat di Torino dove propose una riduzione del personale di 
40.000 dicasi di quarantamila unità. Alchè il Gianni Avvocato che era per la concertazione 
rispose picche e l'ingegnere inflessibile si ritirò a vita privata.
Con questi antecedenti qualche timore si manifestò 
certamente quando divenne amministratore delegato nonchè azionista della fabbrica di Ivrea; 
la rivoluzione elettronica e informatica con l'avvento dei primi computer 
avrebbe comportato due effetti contrastanti, una riduzione della manodopera a 
causa dell'automazione industriale cosa che si verificò in tutti i gruppi 
industriali (IBM , DEC, Bull etc) e fortunatamente un incremento provvidenziale 
degli utili della fabbrica d'Ivrea.
La collaborazione con l'impresa americana AT&T 
permetterà all'Olivetti di immettere sul mercato statunitense tra il 1985 al 1988 
più di 500.000 PC. In quel periodo fu una tra le prime aziende 
produttrici di computer al livello mondiale.
 
 

" M24 " 
 
Riporto qui le note di Wikipedia:
 
A differenza del PC 
IBM, che adottava il processore Intel 8088 con clock a 4,7 MHz, l'M24 adottava 
il più potente Intel 8086, con la velocità di clock di 8 o 10 MHz (nella 
versione SP), un bus dati a 16 bit e la possibilità di incrementarne le 
prestazioni diminuendo la velocità di refresh della memoria via software. 
Prodotto a partire dal 1983, costava circa sei milioni di lire alla data del 
gennaio 1986 equivalenti a circa 6.600 € del 2008. 
 
Ma l'azienda come se la cavava allora? Ho acquistato 
presso la fondazione un libro che riassume la storia dell'Olivetti dal 1908 al 
2000. 
Vediamo qualche cifra:
 
1961: i dipendenti in Italia sono 22.000 mentre 
all'estero sono 25.000 totale 47.000
1971: i dipendenti in Italia sono 34.500 mentre 
all'estero sono 74.000 totale 108.500
1981: i dipendenti in Italia sono 27.200 mentre 
all'estero sono 53.500 totale 80.700
1991: i dipendenti in Italia sono 22.400 mentre 
all'estero sono 47.000 totale 69.400
1998: i dipendenti in Italia sono 13.700 mentre 
all'estero sono 16.700 totale 30.400
 
In pratica con la cura De Benedetti somministrata a 
partire dal 
1978 in cui l'Olivetti cambia veste e 
si concentra sull'informatica abbiamo una progressiva riduzione della mano d'opera. 
Il settore elettronico ha una caratteristica 
fondamentale: il rinnovamento è continuo, i costi di produzione hardware si 
riducono progressivamente mentre cresce quello relativo al software in pratica 
in mano alla Microsoft di Bill Gates. La concorrenza è spietata, sul mercato dei PC a farla da 
padroni sono le macchine assemblate, i ricavi si riducono sempre più specie per 
le aziende strutturate come l'Olivetti. 
Gli anni 90 sono per l'Italia quelli della 
recessione, della cassa integrazione, dei prepensionamenti unitamente a quelli 
di Tangentopoli, a quelli della manovra Amato con la patrimoniale del 6 per 
mille sui depositi bancari, del debito al 105% rispetto al PIL quando nel 1982 
era al 64%.......
Nel 1995 in piena crisi l'Ingegnere sente puzza di 
bruciato e viene contestato sui giornali; la ricerca di un punto di equilibrio 
tra informatica e telecomunicazioni è spasmodica. Nel 1994 nasce Omnitel la prima azienda 
privata di telecomunicazioni concorrente dell'allora gestore unico costituito dalla 
Sip ora 
Telecom. 
Ominitel che era comunque autonoma rispetto alla 
Olivetti sanziona un altro successo dell'imprenditore De Benedetti solo che 
......gli occupati nell'azienda di Ivrea sono ridotti a 30.000, la produzione di 
manufatti va via scemando, aumentano le dismissioni e il bilancio è comunque 
negativo per 440 miliardi.
Il 4 settembre 1996 l'ingegnere lascia la presidenza 
della società, dopo 18 anni di conduzione. In ogni caso grazie a Omnitel e alla 
vendita di quote azionarie sul mercato internazionale la Olivetti appianerà i 
propri debiti.
Il peggio per l'azienda di Ivrea arriverà però 
qualche anno dopo, con il nuovo amministratore delegato Roberto Colannino.
 
 
Tramite la controllata Tecnost, in 
febbraio Olivetti lancia un' Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) del 
valore di 61.000 miliardi per acquisire il controllo di Telecom Italia. 
L'OPAS si conclude positivamente con l'acquisizione del 52,12% del 
capitale ordinario di Telecom. L'operazione è finanziata con la cessione a 
Mannesmann delle partecipazioni in Omnitel e Infostrada e con il ricorso a 
prestiti e aumenti di capitale. Telecom Italia entra così nel perimetro del 
bilancio consolidato del Gruppo Olivetti, il cui fatturato sale a 54.616 
miliardi; i dipendenti nel mondo sono 129.063.
 
 
Notiamo subito l'effetto della globalizzazione: non si distingue più tra dipendenti italiani e stranieri ma il numero di 
129.000 unità sembra uscito dalla lotteria visto che due anni prima il totale 
dei dipendenti era di 30.000. Effetto Telecom??? 
Il fatturato sale a 55.000 miliardi di 
euro ma il bilancio è solo in pareggio e non è chiaro se il debito per l'OPA su 
Telecom sia già stato appianato o meno. 
L'Olivetti controlla il 52% del capitale 
totale di Telecom Italia, il 100% di Olivetti Tecnost e Multiservices, il 50% di 
Webegg e il 20% di Lottomatica. 
Per riassumere il settore produttivo è ridotto al 
minimo con Olivetti Tecnost che si occupa di stampanti ink-jet, fotocopiatrici e 
telefoni. Multiservices si occupa della gestione immobiliare, ovviamente Telecom 
delle tecnologie legate alla telefonia fissa e mobile mentre Webegg e 
Lottomatica della gestione delle scommesse e dei giochi in rete. ( L'avesse 
saputo all' Adriano iè piava un secondo colpo da morto!!!! ).
Il libro termina nel 2000 ma navigando sul web è 
possibile capire 
cosa sia successo dopo; è sicuro che dell'Olivetti originaria è rimasto ben poco e gli edifici 
costruiti dall'azienda e sparsi in tutto il mondo sono oggigiorno vuoti, crollati o passati 
di mano. In breve:
 
2001 - A fine luglio 
la Pirelli SpA, d'intesa con Edizione Holding, si accorda con Bell S.A. per 
acquistare il 23% circa del capitale ordinario Olivetti. 
L'operazione è condotta attraverso una nuova società, Olimpia. A fine ottobre, 
quando l'operazione si perfeziona, Olimpia, partecipata da Pirelli, Edizioni 
Holding, Unicredit e Banca Intesa, possiede il 27,7% di Olivetti. Il 
cambiamento dell'assetto proprietario e dei vertici aziendali conduce a un'ampia 
riorganizzazione e all'avvio di una politica di dismissioni per un valore 
previsto di 6 miliardi di euro in 24 mesi. DISMISSIONE!!!!!
2003 - Gli azionisti approvano un progetto di fusione per 
incorporazione di Telecom Italia in Olivetti, previa l'acquisizione mediante 
un' OPA sul flottante (GLU, GLU) del 100% di Telecom Italia. A seguito della fusione, 
divenuta efficace dal 4 agosto, Olivetti cambia oggetto sociale e assume 
quello di Telecom Italia, di cui acquisisce anche la denominazione sociale. 
QUI ABBIAMO L'INVERSIONE DELLE PARTI.....MAGA 
MAGU' PENSACI TU!!
 
2004 - Olivetti 
Tecnost controllata al 100% da Telecom assicura la continuità del marchio 
(???????) rinnova la gamma dei fax multifunzionali a tecnologia ink-jet per i 
mercati business e consumer. La controllata Olivetti I-Jet introduce una nuova 
famiglia di sensori di pressione: sono dispositivi basati sulla tecnologia MEMS 
(Micro-Electrical-Mechanical Systems). 
I dipendenti sono circa 1.800; la società è attiva nel settore dei 
prodotti per la casa e per l’ufficio, nelle applicazioni specializzate nel campo 
bancario e retail e nei sistemi informatici per l’automazione di giochi a 
pronostico, lotterie e sistemi elettorali.
Che fine avranno fatto i 127.000 
mancanti? Assorbiti da Telecom nello scambio delle parti? 
 
2008 - Viene nominata 
Amministratore Delegato Patrizia Grieco che avvia il rilancio dell'azienda 
incassando lei milioni di Euro in una ditta con 30 milioni di debiti....Ammazzate 
sta dirigenza! Artro giro ne la tomba dell'Adriano!  
A ottobre nella 
ricorrenza del centenario della fondazione della Società Olivetti viene 
organizzata a Ivrea una grande mostra celebrativa intitolata "Olivetti 
1908-2008. Il progetto industriale". Qui stiamo storicizzando perchè 
l'azienda oramai non c'è più.
 
2012 - Olivetti chiude il polo 
di ricerca situato in Svizzera, l'Olivetti Engineering SA, che si 
occupava della progettazione hardware e software dei suoi prodotti. Nello stesso 
mese Olivetti e Telecom hanno deciso la chiusura dello stabilimento valdostano 
di Arnad dove la controllata Olivetti I-Jet sviluppava e produceva 
testine per stampanti e fax. In compenso il FAI gestisce il negozio Olivetti di 
Piazza S.Marco.
Dal fatto Quotidiano dell'8 
giugno 2015
 
Il suicidio: 
l’addio a nanotecnologie e prodotti proprietari per tentare la fortuna coi 
tablet 
Un decennio. Tanto è bastato a Pirelli e Telecom per azzerare il valore di 
un’azienda e di un marchio centenari. La crisi, lunghissima, è diventata 
terminale quando Patrizia Grieco ha scelto per “creare valore” di abbandonare le 
nanotecnologie, l’unica ancora posseduta da Olivetti, e di non investire più nei 
pochi prodotti proprietari rimasti: stampanti specializzate bancarie, 
registratori di cassa e terminali per il gioco. 
Su quei business, oggi, si 
arricchisce la concorrenza. La nuova mission di Olivetti, per Grieco, è questa: 
rientrare nel mercato dei pc, dove era già fallita l’ex Personal Computer 
Olivetti, e lanciarsi in quello dei tablet (Apple, Lenovo e 
Samsung sono pronte a fare spazio!!!!) comprando prodotti in Corea & Far 
East per rivenderli col marchio di Ivrea. 
Ecco la reazione del fatturato: 352 
milioni nel 2008, 285 nel 2013, 227 l’anno scorso; 180 milioni di perdite 
consolidate tra il 2008 e il 2013. Nell’aprile 2014 Patrizia Grieco è stata 
nominata da Renzi presidente di Enel: 
un premio per i risultati, evidentemente. 
Niente premi, invece, per i lavoratori 
rimasti in 570 di cui 332 esuberi: a cento, duecento per volta, gli esuberi 
Olivetti sono stati ricollocati in aziende-satellite destinate a essere 
svendute, in call center e altre attività di cosiddetto caring come
Agile-Eutelia, 
Op Computer, Telis. 
Un esempio di come va a finire: ai 154 
finiti in Innovis (oggi gruppo Comdata) a luglio scade il contratto di 
solidarietà. La soluzione dell’azienda prevede mobilità volontaria per 50-60 
persone e salario ridotto per gli altri. 
COME DISSE QUALCUNO ABBIAMO I MANAGER CHE CI MERITIAMO!!!!!
 
 
Nella foto che segue ci troviamo negli ex spazi della Nuova ICO 
(Ingegner Camillo Olivetti) progettata 
da Figini e Pollini ora ristorante con adiacente sala fittness....prima se fa 
ginnastica e poi se magna in un ciclo perpetuo che giustamente arrichisce il 
buon gestore a cui va comunque il merito di essersi inventato qualcosa 
riutilizzando degli edifici storici a rischio di crollo.....
 

" Ex ICO "
 
Qualche anno addietro....
 

La ICO (Ingegnere Camillo Olivetti)
 
La riconversione merita il nostro plauso; rimangono 
le tracce del passato:
 
 

 
 
e il design è sempre di alto livello come quello 
voluto da Olivetti:
 

 
 
La storia è molto più lunga e articolata di quanto è 
possibile riportare in questo articolo e passiamo allora alle conclusioni 
facendo una capatina negli ex Nuovi Uffici dove mi sono abusivamente 
intruffolato al termine della giornata:
 
 

" Lo scalone centrale "
 
Puntiamo sul lucernario in vetro di Burano, puntiamo 
verso la luce di un futuro incerto che la storia, quella di un'azienda che ha 
funzionato per 100 anni appartiene oramai agli archivi. 
 
 

" Il lucernario "
 
Auguro al Sig. Perazzo un buon lavoro.....l'azienda Olivetti 
che ora non esiste più, merita sicuramente di essere conosciuta e studiata come 
esempio illuminante di azienda  che nata in pieno fordismo ha attraversato 
tutti i cambiamenti sociali, tecnologici e politici che si sono verificati nella 
seconda metà del 900.
 
 

" Operai in pausa nella mensa aziendale Olivetti 
"
 
 
AL TEATRO CRISTALLO DI BOLZANO CONFERENZA E SPETTACOLO 
TEATRALE:
 
 
 
15 NOVEMBRE 2018: 
Centro Culturale Cristallo
Ritratto di Adriano Olivetti: un libro 
e un film di Michele Fasano
 

 
P.S.
Nel 2021 mi è capitato tra le mani un libro di Ottiero Ottieri, un romanzo che è 
in realtà una cronaca quasi giornalistica degli avvenimenti nella fabbrica di 
macchine calcolatrici impiantata da Olivetti a Pozzuoli nella provincia di 
Napoli. Riporto qui alcuni pensieri di Adriano Olivetti in occasione di una 
cerimonia avvenuta nello stabilimento.
 
Vi furono molti applausi e poi un silenzio. In esso il nostro presidente 
(Adriano Olivetti) si levò a ringraziare. Gli uscì la sua vove flebile e fredda; 
una voce ancora di silenzio.
Alcuni in fondo alla sala nemmeno lo udivano.Senza fogli davanti, pareva al 
solito che leggesse, senza mai agitare il braccio; la testa e gli occhi celesti 
erano fermi e le sue frasi suonavano nuove. Espose i motivi per cui la fabbrica 
quaggiù era stata costruita, l'andamento ottimo della produzione, le grandi 
capacità degòli operai meridionali e i problemi che uno stabilimento risolveva 
ma anche quelii che creava in una zona non industriale.
Disse che uno stabilimento non può avere il suo fine in sé stesso. Gli 
uomini gli stavano a cuore......
Lo sentimmo dire: <<.....i figli dell'uomo troveranno l'elemento 
essenziale dell'amore della terra natia nello spazio naturale che avranno 
percorso nella loro infanzia e l'elemento concreto di una fratellanza fatta di 
solidarietà nella comunanza di tradizioni e di vicende. Le attuali strutture 
elementari della nostra società non determinano una tale unità di sentimenti e 
rendono perciò difficile lo stabilirsi di una tangibile solidarietà umana. >> 
le sue frasi precise e mistiche sfuggivano qualche metro più in alto delle frasi 
già dette.
<< Né si tema dal nuovo spirito un umanitarsimo inconsisitente o compreso 
di debolezze che niente è più forte e violento, nei giusti, che il risentimento 
contro l'ingiustizia.>>
Così chiuse.
 
BIBLIOGRAFIA: 
Quaderni dell'Archivio Storico Olivetti: 1908-2000 (Associazione Archivio 
Storico-Associazione Spille d'Oro) 2001
L'Olivetti dell'Ingegnere di Paolo Bricco (il Mulino) 2014
Ottiero Ottieri: " Donnarumma all'assalto " Garzanti - Elefanti " 2004
 
 

 
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