LA FERRARA DELLE MEMORIE LETTERARIE

 

 

Ma già, ancora una volta, nella quiete e nel torpore io riandavo con la memoria agli anni della mia prima giovinezza, e a Ferrara, e al cimitero ebraico posto in fondo a via Montebello. Rivedevo i grandi prati sparsi di alberi, le lapidi e i cippi raccolti più fittamente lungo i muri di cinta…

 

 

 

 

Corso Ercole I d’Este, immortalata dal Carducci e da Gabriele d’Annunzio, questa strada di Ferrara è così nota agli innamorati d’arte e della poesia del mondo intero. Ampio, diritto come una spada dal Castello alla Mura degli Angeli; fiancheggiato per quanto è lungo da brune moli di dimore gentilizie; con quel suo lontano sublime sfondo di rosso mattone, verde vegetale, e cielo che sembra condurti  davvero all’infinito….

 

  

 

 

I pomeriggi trascorsi al Barchetto del Duca in ambiente saturo di memorie rinascimentali, col tè delle cinque preso in compagnia della famiglia al completo e la signora Olga rientrava dal parco molto spesso a quell’ora, le braccia piene di fiori….

 

 

 

 

Verso le due di pomeriggio vagavo in bicicletta lungo la Mura degli Angeli…mi sdraiai bocconi nell’erba accanto alla bicicletta, col viso che mi scottava nascosto tra le braccia. Aria calda e ventilata attorno al corpo disteso..nel coro narcotizzante delle cicale qualche suono non lontano spiccava isolato…

 

 

 

 

Quando ci incontravamo sul portone del Tempio, in genere all'imbrunire, …dunque quando capitava, salivamo insieme le scale, insieme facevamo il nostro ingresso in sinagoga.

 

 

 

 

Quanti anni sono passati da quel pomeriggio di giugno? Più di trenta. Eppure, se chiudo gli occhi Micol  sta ancora là affacciata al muro di cinta del suo giardino, che mi guarda e mi parla...

 

 

 

 

Le giornate apparivano troppo belle e insieme troppo insidiate dall’inverno ormai imminente. Perderne una sembrava un delitto….spesso all’inizio tornava a succedere che ci ritrovassimo tutti dinanzi al portone in attesa che il Perotti venisse ad aprire…

 

 

 

 

Andavamo dal solito “Giovanni”, prendendo posto fuori di fronte alle torri del Castello alte sopra le nostre teste come pareti dolomitiche, e, come quelle, lambite sulle vette dall’ultima luce del giorno.

 

 

 

 

Intanto eravamo sbucati nella piazzetta davanti alla chiesa di Santa Maria in Vado. Non si vedeva anima viva: né lì né lungo via Scandiana fino al Montagnone…

 

 

 

 

Quasi presaga della prossima fine sua e di tutti i suoi, Micòl ripeteva di continuo che a lei del futuro non importava un fico, che il futuro lei lo aborriva, ad esso preferiva di gran lunga << le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui >>, e il passato ancor di più, << il caro, il dolce, il pio passato >>. 

E siccome queste non erano che parole, le solite parole ingannevoli e disperate che solo un vero bacio avrebbe potuto impedirle di proferire, di esse e non di altre sia suggellato quel poco che il cuore ha  saputo ricordare.

  

dal libro " IL GIARDINO dei FINZI-CONTINI " di Giorgio Bassani

 

 

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