PAESAGGI D'ACQUA

 

La sera, dopo i crepuscoli invernali splendidi, inenarrabili, quando ai fulgori squillanti del cielo rossi e vermigli e rosati e ranci, e verdi più smeraldini, rispondeva sulle acque lagunari un azzurro brunito; e la violenza corrusca dei colori diventava disperata e soave in cielo e in terra…

Riccardo Bacchelli

 

 

Non è un crepuscolo invernale, non c'è la violenza corrusca dei colori descritta magnificamente da Riccardo Bacchelli nel Mulino sul Po, ma c'è la soavità del tramonto che inonda ogni sera la laguna di Porto Caleri. L'immobilità dell'acqua, si traduce in un tempo sospeso dove nulla può accadere, solo lo spegnersi lento delle ultime luci all'orizzonte e il battito d'ali dell'airone cenerino.

 

 

 

 

Alzo gli occhi. Vedo spalti. Perché queste mura? Il Po lassù? Così alto?

                                                                                                        Giuseppe Ungaretti

 

 

 

E' il Po di Maistra nel tratto che bagna il piccolo abitato di Boccasette. Il suo incedere lento, nello spazio sconfinato della pianura veneta, nasconde ai più la bellezza sinuosa delle vie d'acqua. Dove questo ramo si stacca dal Po di Venezia, innumerevoli isolotti sono rifugio della fauna selvatica ed una flora improbabile riveste col suo manto le rive.

 

 

 

 

Poche case nella piana, le più abbandonate, solo alcune bellissime dimore nelle valli da pesca ricordano il passato veneziano di queste terre di confine. Furono i Vendramin, i Venier, i Tiepolo e altre famiglie della nobiltà veneziana a portare i colori della laguna nelle terre del Po.

 

 

 

 

 

Tese l’orecchio. Silenzio. Soltanto gridi lontani di uccelli invisibili alti nel cielo. Forse alla catena un cane guaiva poco distante. Portò gli occhi in giro sull’immenso paesaggio che lo circondava. Vedeva, là, ai limiti del piatto territorio di acque e di isolotti attraverso il quale era venuto e che il sole a tratti già rischiarava i campanili di Pomposa e Codigoro; il primo scuro, scabro, grosso e pesante, il secondo esile, candido, lontanissimo, di un nitore quasi metallico, da ago…

Giorgio Bassani

 

 

 

 

Oltre Pila, il Po Grande sbocca a mare. Si divide in questo punto in tre rami: a Nord è la Busa di Tramontana, a Sud quella di Scirocco. Una fila interminabile di canneti separa invisibilmente le acque salate da quelle del fiume. Pochi capanni sulle rive, relitti delle passate bonifiche ora riconquistati dal mare. Le botti a pelo d'acqua e le sagome inanimate degli anatidi, nascondono agli uccelli ignari, l'inganno dei cacciatori.

 

 

 

 

 

 

E poi finalmente il mare, quello d'autunno, dove il silenzio è rotto solo dal canto dei gabbiani.

 

 

 

 

 

Pensieri che vanno, pensieri che vengono, come l'onda, con quel suo andare e tornare, inarrestabile come il tempo.

 

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