REGGIO CALABRIA

 

 

 

Giugno2021. Visto che siamo da queste parti a più di 1500km da casa è il caso di dare un'occhiata ai famosi Bronzi.

 

 

 

Il parcheggio

 

 

Incredibile ma vero; seguendo le indicazioni siamo arrivati a questo avveniristico parcheggio costruito sul lungomare di Reggio.

Il museo dista meno di un chilometro. Sempre parlando di progetti avveniristici ecco quello che ci serba il futuro:

 

 

 

Progetto di prossima realizzazione ?

 

 

Un museo del mare dalle linee non euclidee disegnato dall'archistar Zaha Hadid.....la perplessità è totale come scritto nell'ultima puntata del " Viaggio al termine della notte " ma intanto vediamo cosa c'è sul lungo mare.

 

 

 

 

Il tempio dorico che dorico non è ma probabilmente un piccolo teatro del secolo scorso è transennato: ricorda un quadro metafisico di De Chirico.

Laggiù oltre lo stretto si nasconde Vulcano e Nessuno è sulla spiaggia ad osservare l'orizzonte neppure Ulisse inabissatosi oltre le Colonne d'Ercole.

 

 

 

 

In una piazzetta colpisce l'originale e aerea installazione di finte colonne in rete metallica:

 

 

 

La trasparenza della struttura rende il tutto impalpabile e irreale:

 

 

 

I bagni invece sono in abbandono e presumo che sulla loro area dovrebbero costruire il futuribile museo:

 

 

 

Reggio vanta questa bella passeggiata affacciata allo stretto e non si capisce come il tutto sia ridotto a tale stato....chissà perchè a Barcellona le cosa vanno diversamente.

Sto paese è una palla di piombo dove a sprazzi c'è qualche intervento di recupero....manca la continuità come nel caso degli studenti che studiano solo prima delle interrogazioni e dei test che ora a quanto scrivono sui giornali non vogliono più fare.....anche perchè non capiscono le domande.

Il museo è una costruzione razionalista e Piacentini, l'architetto del regime è passato anche di qui:

 

 

 

Museo Nazionale della Calabria

 

 

L'interno è stato svuotato e costruito ex novo.....si entra e si paga il biglietto alla cassa....basta la mascherina.

Ero terrorizzato al pensiero della Carta Nexi inutilizzabile senza il supercodex blindato e dimenticato.

Portiamoci al piano superiore per percorrere cronologicamente  preistoria e storia della regione.

 

 

 

Bos taurus primigenius

 

 

Papasidero vicino alla costa tirrenica è un sito di fondamentale importanza per la preistoria calabrese e costituisce uno dei più importanti giacimenti italiani del Paleolitico superiore (40.000-10.000 anni fa). La Grotta venne scoperta nella primavera del 1961.

Il graffito rupestre rappresenta una figura di toro primigenio o bos primigenius, bovide estinto noto anche come uro, inciso su una grossa lastra calcarea di oltre 2 m di lunghezza. L’esecuzione sembra risalire a 19000 anni fa.

Venendo a tempi più recenti l'esposizione museale permette di conoscere le civiltà che si sono succedute nel territorio calabrese.

La prima fu quella degli Enotri di re Italo che propugnava il sesso a tutto spiano come denotano queste statuette votive a membro eretto:

 

 

 

 

 

 

A partire dall'VIII secolo a.C. i Greci colonizzarono la costa Ionica assimilando in parte gli indigeni. Portarono con sé l'arte ma anche qualche dubbio esistenziale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pare infatti che i primi dubbi sul sesso cominciarono a comparire allora.

Come diceva il vicequestore Rocco Schiavone in esilio ad Aosta, mentre gli italici stavano nelle caverne i greci già erano froci!

 

 

 

Efebo o Fanciullo ?

 

 

A conferma di ciò la donna divenne un soprammobile e fu relegata in cucina a sistemare i panni e a preparare le cibarie. Un'eredità pesante quella greca....oggi si nota qualche cambiamento preceduto da qualche omicidio.

 

 

 

Quadretti votivi

 

 

Intorno al 350 a.C. subentrarono genti lucane e sannitiche i cosidetti Brettii (divenuti poi Bruzi per i Romani) e ancora una volte il sangue si mescolò a dovere e piacere:

 

 

 

 

Ma passiamo innanzi e scendiamo al piano terra dove la stanza blindata e ascettica ospita i famosi Bronzi:

 

 

 

La sala dei Bronzi

 

 

I Bronzi di Riace sono due statue alte 1,80 m. di provenienza greca databili al V secolo a.C. e pervenute in eccezionale stato di conservazione. Trattasi forse di due opliti, due fanti dell'esercito greco.

Furono rinvenuti nei pressi di Riace Marina a 200 m. dalla costa ionica e a 8 m. di profondità il 16 agosto 1972 e dunque quest'anno ricorre il 50esimo della scoperta, .

Sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca e una delle poche testimonianze dirette dei grandi maestri dell'età classica.

Sul WEB esiste un lungo elenco riguardo alle ipotesi di datazione, provenienza e sugli autori delle statue e rimane l'incertezza dell'origine di questi straordinari manufatti.

Il Bronzo B (a destra nella foto precedente) è riconoscibile dal fatto che gli manca un'occhio in calcite e la testa appare piccola perché consentiva probabilmente la collocazione di un elmo.

Questa statua mostra una minore vitalità rispetto alla gemella in cui è presente una torsione del busto che conferisce al tutto un maggiore dinamismo.

 

 

 

Il bronzo B

 

 

Il bronzo B

 

Entrambi hanno una fisicità ed una energia atletica sorprendenti. Al braccio sinistro portavano uno scudo mentre la mano destra teneva un'arma probabilmente una lancia.

 

 

Particolari dei busti

 

 

La provenienza è dorica ossia dal Peloponneso; dalle argille contenute all'interno si ipotizza che furono realizzate ad Argo da un unico artista visto che i due busti sono molto simili tra loro.

Dato che le due statue dovevano essere esposte insieme, l'artista modificò solo le fattezze del viso.

Visibili anche in età romana come dimostra la rifusione del braccio destro della statua B, scomparvero nelle acque dello Ionio sembra gettate di proposito durante una burrasca.

Peccato che di scudo e arma che furono probabilmente smontati per adagiare le due statue sul fondo della nave, non sia rimasta traccia alcuna.

 

 

 

Il bronzo A

 

 

 

Il bronzo A

 

 

Nella stessa stanza a piano terra sono esposte due teste in bronzo rinvenute in mare presso Villa S.Giovanni due anni prima:

 

Testa di Basilea

 

La testa in questione aveva preso il traghetto, nel senso che fu trafugata e venduta al museo di Basilea. Gli svizzeri noti per la loro indiscutibile onestà hanno pensato di restituirla ai legittimi proprietari. Risale anch'essa al V secolo a.C. ....chissà quanto l'avevano pagata quei birboni di ricettatori di denaro sporco e teste ruzzeni!

 

Il piano terra D

 

Il museo nazionale di Reggio Calabria....da non perdere.....il resto non so!

 

 

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