I GUARDIANI DEL NANGA

  UN GIRO NELL'HIMALAYA DA FERMO

 

 

Venerdì 11 aprile presso la Nuova Libreria Cappelli di Bolzano è stato presentato il libro di Gioia Battista: " I GUARDIANI DEL NANGA ". ( B.E.E. Bottega Errante Edizioni )

Stesso giorno ore 20.30, presso il Teatro Comunale di San Giacomo è andato in scena lo spettacolo teatrale ad esso ispirato.

 

 

Non ho potuto partecipare all'incontro con l'autrice per colpa del solito Z e della complice Mariagrazia Beruffi (tra parentesi ottima fotografa espressionista della periferia mondiale distrutta e depressa ) ma ho assistito allo spettacolo teatrale organizzato dal Club Alpino Italiano di Bolzano, spettacolo - monologo con l'ottima  performance dell'attore Nicola Ciaffoni anche lui della Bottega Errante che vende però solo cultura.

 

Attore e Autrice del testo teatrale

 

Scenografia minimalista realizzata con corde e teli che potevano simulare il profilo della montagna, la tenda dei 7 guardiani e con ogni probabilità la loro tomba.

E' giusto menzionare il primo " Guardiano " scomparso sul Nanga: era il 24 agosto del 1895 e Mummery insieme a due portatori tenta di superare la forcella Diama che collega il versante di Diamir a quello di Rakhiot. Di lui e dei portatori si perdono le tracce e per sempre. Siamo quasi agli albori dell'alpinismo e quel uomo audace è il primo a tentare di salire un 8000. Un mito, pensando che sarebbero passati altri 50 anni prima di raggiungere quella vetta.

Il settimo dei " Guardiani " che accompagnano il protagonista nell'ascesa della montagna degli dei è Daniele Nardi, morto sul Nanga nel febbraio 2019. Giustamente nella ricerca del proprio limite, scalare d'estate è da brocchi...... proviamo dunque ad aumentare le difficoltà e a morire d'inverno! Oppure a salire tutti gli 8000 in una sola stagione.....stabilendo il record di velocità.

Riguardo allo spettacolo teatrale, a dire il vero mi aspettavo qualche immagine della " Montagna Nuda " ma così non è stato.

Da cosa, nasce cosa ed una capatina da Fenu l'uomo di Bali bibliotecario al Centro Trevi, mi ha permesso di dare un'occhiata al libro di R. Messner stampato nel 2008 da Mondadori dove la storia di quella montagna è raccontata nei minimi dettagli e corredata da magnifiche fotografie aere.

 

 

 

 

Il Nanga Parbat o per i locali Diamir è costato la vita a sette alpinisti ( in realtà molti di più ); tra i caduti Gunther Messner che nel 1970 a poche decine di metri dal fratello venne travolto da una slavina mentre scendeva dal versante di Nord - Ovest quello del ghiacciaio Diamir. I due alpinisti erano partiti dal lato opposto ossia la parete Sud del Rupal da cui non sarebbero potuti scendere data la pericolosità, il maltempo ( -30°C e venti da 160 km/h ) e  le condizioni fisiche dei due alpinisti che erano privi di tenda, corde e dell'indispensabile.

Reinhold se la cavò per il rotto della cuffia, con la perdita di alcune dita dei piedi e grazie all'aiuto dei pastori- contadini Pasthun che raggiunse 4 giorni più tardi più morto che vivo e al limite delle forze. Non si contano le polemiche su quell' episodio.

Nel 2005 ossia 35 anni dopo, il ghiacciaio restituì uno scarpone e le spoglie del fratello ad una distanza dall'incidente mortale di circa 3km....le morene glaciali è noto infatti che si spostano di un centinaio di metri all'anno.

 

 

 

Messner astratto a Castel Firmiano

 

 

Un link che potrebbe essere continuo, mi porta successivamente a Castel Firmiano al MMM ( dove ero già stato nel 2013  e dove ho constatato l'effetto dell'inflazione e dell'età; il prezzo è salito da 9 a 15 euro, 13 per gli over 65 ) tappa d'obbligo, anche perché l'esposizione temporanea era dedicata al fotografo svizzero Thomas Biasotto che ha realizzato in Himalaya una serie di fotografie in BN stampate con dimensioni ragguardevoli, superiori al metro.

Il professionista ha utilizzato una Camera ALPA, in pratica un banco ottico portatile con sensore Phase One IQ4 da 150 Megapixel, con risultati che tutti possono intuire e che provocano l'invidia profonda di tutti i fotografi di natura come il sottoscritto.

Senza contare che si è recato laggiù, al cospetto degli ottomila, sul tetto del mondo o appena al disotto.

Prezzo della macchina fotografica ALPA: 20.000 franchi svizzerli  più o meno euro equivalenti a due poggioli e un tetto di Caupo.

Restauro della casa o banco ottico? Questo è il dilemma che dilemma ovviamente non è stato!

 

 

 

Manifesto e macchina ALPA in vetrina blindata con dorso digitale

 

 

 

Autoritratto con testo dedicato a Biasotto e al suo metodo di lavoro

 

Generalmente mi fermo alla post-produzione ottenuta utilizzando una versione giurassica di Photoshop ma pare che la cosa per Biasotto non si fermi lì e che i dati grezzi presumo EXTRARAW non li veda nessun PC normo-dotato, ragione per cui l'investimento non si ferma alla sola macchina fotografica.

Ma diamo una occhiata alla sala dove è allestita la mostra:

 

 

Nella parte centrale sono allestiti magnifici e fedeli modelli plastici dei principali gruppi himalayani che riporto per completezza di seguito:

 

I giganti dell'Himalaya

 

 

 

 

 

 

 

 

Le immagini parlano da sole e dunque il mio sorriso a dentiera spettinata ( come diceva il grande Otto ) è più o meno quello riportato qui sotto:

 

L'ingresso alla mostra temporanea: Sgurgle

 

Nel Karakorum che costituisce la parte occidentale della lunga catena himalayana sono concentrati ben 5 ottomila ( Il Nanga è fuori mappa più a Ovest ).

 

A Nord del Baltoro Glacier

 

Di seguito il plastico che evidenzia il gruppo del Gasherbrum con al centro il IV che sfiora gli 8000 m e fu salito da Bonatti e Mauri nel 1958 ( Anno memorabilis ) e che ho descritto a parte in questo sito:

 

Il Gasherbrum IV ( m.7985) al centro

 

I due colossi della montagna

 

Accanto ai plastici c'è una ricca documentazione " storica " con riviste originali:

 

Monte Everest ( m.8848) con E. Hillary e T. Norgay

 

K2 (m.8611) con la spedizione del 1979

 

Di questa spedizione posseggo il relativo libro di Messner con interventi di Gogna che ha scritto delle belle pagine, in pratica un diario personale. In quella occasione riuscirono a salire in vetta alla seconda montagna del mondo solo Messner e Dacher. Inutili i tentativi di altri tre alpinisti; Casarotto causa le condizioni fisiche non ottimali aveva rinunciato già da subito.

Messner aveva in programma di salire attraverso la così detta " Magic Line " sullo spigolo Sud ma il rischio valanghe aveva suggerito di optare per la via intrapresa nel 1954 dagli italiani ossia  " Lo Sperone degli Abruzzi  ".

Racconta Gogna: “ il fatto di non aver raggiunto la cima del K2  li per li mi ha dato fastidio, ma dopo è passata tranquillamente. Maturando capisci che è più importate la tua crescita piuttosto che mettere nel carniere un’altra cima. Non mi è manco passato per la testa di tornarci, ma non si è trattato di paura. È andata così e va bene ”.

 

 

La Magic Line e a destra lo Sperone degli Abruzzi salito dagli italiani nel 1954

 

 

Strana sorte quella di Casarotto: perse la vita nel 1985  cadendo in un crepaccio lungo la stessa Magic Line.

 

 

 

Film dedicato a Renato Casarotto

 

Alpinista fortissimo e solitario era più interessato all'esplorazione di nuove vie di salita che al raggiungimento della vetta. Il ghiacciaio ha restituito il suo corpo nel 2003. La moglie Goretta alpinista anche lei e una delle prime donne a salire un 8000, nel 1985 aveva deciso di far seppellire il compagno nel crepaccio dove era caduto ma da dove era stato estratto ancora vivo.

Il ghiacciaio ha deciso diversamente e il suo nome compare già da tempo su una targa metallica presso il memoriale Gilkey ai piedi del K2 insieme ad altre decine di alpinisti noti e meno noti, caduti su quella montagna.

 

 

 

Ma torniamo sul Nanga....

 

H.Buhl e il plastico del Nanga Parbat visto da Nord - Est

 

A sinistra compare la foto di Hermann Buhl che raggiunse la vetta del Nanga il 3 luglio 1953 salendo dalla valle di Rakhiot a Nord - Est ( a sinistra nel plastico, a destra è quella di Diamir ).

I tedeschi erano ossessionati da quella montagna che volevano conquistare a tutti i costi e ci lasciarono un bel po' di morti già negli anni 30 prima e durante il nazismo, tanto che fu soprannominata la montagna killer ma anche quella del destino ......del popolo tedesco Got... mit ihnen ! Follia...

Ci riuscì l'austriaco Buhl che da solo e disubbidendo agli ordini impartiti dal capo spedizione K. M. Herrligkoffer ( lo stesso della spedizione del 1970 ) salì dall'ultimo campo base sulla Sella d'Argento, fino alla vetta, senza ossigeno e senza tenda. Scomparve per ben 40 ore ma raggiunse la meta e tornò  al campo base un po' trasfigurato, congelato ma vivo.

Nel 57 l'epilogo: morì scalando il Chogolisa e il suo corpo non fu mai più ritrovato.... d'altra parte era già nella leggenda.

 

 

 

La parete Rupal della montagna degli dei

 

 

La parete Rupal fu scalata nella spedizione del 70 e anche in questo caso ci fu un morto al seguito: Gunther Messner

 

 

Comunicato Ansa Reuter dell'incidente mortale del 29 giugno 1970

 

 

 

 

Decelerazione

Diciamo che il Messner ha cominciato a decelerare dopo aver percorso mezzo mondo e dopo aver espresso, lui eletto col voto verde, un'opinione positiva sul nuovo aeroporto di Bolzano che per quanto riguarda il turismo e alcuni aspetti infausti ad esso legati, ha impresso sicuramente un' accelerazione.

Molti dei solitari tra cui San Francesco non sono giunti a tarda età vuoi per consunzione e vuoi perché quelli erano i tempi dove i limiti erano imposti dalle conoscenze tecnico - scientifiche ma forse anche dalle scelte spirituali molto più coerenti.

Oggi tutti corrono sul tetto del mondo pagando in dobloni d'oro; a convincerli ci sono gli influencer, tiktoker, millenium, giurassic e i boomerang che ti riportano indietro morto con o senza guida.

 

 

 

 

Un saluto da Neil Young dalla misty mountain.

 

 

 

 

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