DA OROPA A ROSAZZA

 

Le nuove tecnologie digitali risultano sicuramente utili quando dobbiamo effettuare una semplice ricerca di un luogo, una via cittadina e al più una determinata area geografica.

In realtà la geografia permette di spalancare gli occhi sul mondo perchè è un gigantesco ipertesto collegato a tutto il resto.

Parliamo di numerose discipline come la Geologia, la Botanica, la Storia e l'Archeologia, l'Architettura, la Religione, la Linguistica e molto altro ancora e tutto questo insieme, permette di mettere a fuoco le peculiarità di un territorio.

Internet l'enorme contenitore enciclopedico dell'età moderna, mette queste informazioni a portata di mouse ma a mio avviso ciò non basta ancora; i luoghi come le persone bisogna conoscerli direttamente senza alcuna mediazione tecnologica perchè è  solo questo che ci differenzia dalle macchine e ci rende uomini.

 

 

 

 

Consultando la carta geografica si scopre che la provincia di Biella è la più piccola del Piemonte e quella di Vercelli che associamo normalmente alle risaie della pianura padana circonda la prima e comprende la Valsesia e una parte del Massiccio del Rosa. Scopriamo ancora sconfinando nella storia che nelle quattro provincie che si estendono nella parte Nord - Est del Piemonte, sono concentrati i principali edifici religiosi noti come Sacri Monti di cui quello di Varallo e Oropa sono i più famosi.

Una ricerca su Internet ne riporta 9 di cui due lombardi tutti inseriti nella lista del patrimonio Unesco.

Diciamo subito che valgono le stesse perplessità riportate nell'articolo a proposito dell'Olivetti di Ivrea; a quanto pare va di moda considerare tutto o quasi, patrimonio dell'Unesco, dalle Dolomiti, alla pizza napoletana ma la conservazione e valorizzazione dei beni architettonici e culturali necessita di risorse e di quelle, anche nei Sacri Monti del Piemonte se ne vedono ben poche!!!

Senza parlare della necessità di tutela dei beni artistici, vista la presenza di cafoni ignoranti e maleducati che lordano le cappelle delle Vie Crucis di questi itinerari del sacro.

I cafoni tanto per parlare del mio mestiere li forma ...la scuola...le cartacce decorano le aule dove i miei colleghi ipovedenti si presume facciano il loro mestiere che a quanto pare di educativo ha ben poco.

 

 

" Sacro Monte di Oropa: ingresso "

 

E dunque passiamo per Oropa dove più che la chiesa è la struttura dell'ospizio a essere quasi << esagerata >> almeno per i tempi attuali dove il credo è quello delle Fake News dei Social. Ma nell'Italia della Controriforma e del Barocco << l'apparire >> era lo storytelling del potere religioso e pure laico.

La fede in Dio si manifesta nella grandezza delle opere della natura, ma sopratutto in quelle realizzate dall'uomo e finanziate dai re e sovrani.

 

 

" Sacro Monte di Oropa: cortile superiore "

 

 

La simmetria della costruzione e il susseguirsi delle scalinate e dei cortili aprono lo sguardo su porte metafisiche, sull'infinito leopardiano:

 

 

 

 

Dicevo della Via Crucis dove le cappelle inserite nel bosco si susseguono l'una all'altra percorrendo pittoricamente la vita di Maria. Ognuna di queste cappelle è affrescata e contiene personaggi in terracotta a grandezza naturale che hanno quasi 500 anni di storia.

 

 

" Oropa: la Via Crucis "

 

 

Dato che il mondo è pieno di deficenti che si sono succeduti già dal tempo di Adamo ed Eva, l'impossibilità di controllare questi beni architettonici ha prodotto il risultato che alcuni di essi siano ben poco visibili.

Dove le finestre non sono chiusa, le maglie in ferro che le proteggono sono talmente strette che fotografare è una fatica improba nella maggior parte dei casi:

 

 

" La nascita di Maria "

 

 

e nell'immagine che segue la maglia in ferro è ancora sufficentemente larga....

 

 

 

 

 

" Vista di Oropa dalla strada per Rosazza "

 

 

Lasciata Oropa, la strada s'inerpica sulla montagna e prosegue per l'ospizio di S.Giovanni Battista, diciamo un Sacro Monte minore, comunque l'unico dedicato al santo decollato. La strada scende poi a Rosazza in Val del Cervo.

L'esistenza di questo percorso è dovuta essenzialmente ad un filantropo: Federico Rosazza (1813-1899).

Il signore in questione si è fatto carico della costruzione di strade, sentieri, palazzi, castelli, chiese e pure cimiteri!!!

A quanto pare il Piemonte dell'Ottocento e anche del Novecento pullulava di imprenditori che diventati ricchi si trasformavano in filantropi e benefattori.

Da Rosazza parte la strada panoramica Zegna finanziata dal fu Ermenegildo patron dei lanifici di Trivero.

 

 

" L'alta Valle del Cervo dopo la galleria di Rosazza "

 

 

" Panorama dalla Locanda Galleria di Rosazza (m.1488) "

 

 

" L'ospizio dedicato a S.Giovanni Battista "

 

 

Nella casa museo di Rosazza si possono vedere numerose foto d'epoca:

 

" Cerimonia e processione religiosa a S.Giovanni nei primi del 900 "

 

 

" Panorama verso Biella "

 

Quando gli uomini illustri contavano qualcosa una targa, un'effige valorizzavano i luoghi da loro prediletti. E se a Oropa campeggia quella dedicata all'inventore della radio Gugliemo Marconi, qui a San Giovanni c'è quella allo scrittore del libro < Cuore > Edmondo De Amicis attento ossevatore di quanto accadeva al proletariato emigrante nei primi anni del 900. (Galata: Museo del Mare).

 

 

" Targa ricordo "

 

Federico Rosazza viene invece ricordato nella piazza adiacente la chiesa del paese che porta il suo cognome:

 

" Monumento a Federico Rosazza "

 

L'altorilievo sullo sfondo è di un artista incontrato altre volte: Leonardo Bistolfi autore della scultura posta all'ingresso del museo Segantini di St.Moritz.

Il paese è caratterizzata da case e palazzi che si sviluppano in più piani; erano così poche le risorse del territorio che i prati esistenti dovevano essere utilizzati per il bestiame. Quando fu necessario costruire una nuova chiesa si provvide a spostare prima il cimitero, allargare la strada e costruire un ponte di collegamento; tutto questo fu finanziato dal Federico.

Originale fu sicuramente il contributo di Giuseppe Maffei un pittore eclettico che nelle sue opere si rifece a stili di varie epoche. Non disdegnava i simboli esoterici propri della massoneria di fine Ottocento.

 

 

" La chiesa di Rosazza "

 

 

" Ponte sul Cervo: la clessidra "

" In basso: la clessidra con le ali "

 

" Abside esterna: autoritratto di Maffei "

" Via Pulcra: Federico Rosazza "

 

" Fontana della Fede: particolare "

 

Come già accennavo, il paese ospita un interessante museo dedicato alla storia della comunità della Valle. Ringrazio qui l'architetto Gianni Valz Blin per il tempo che ci ha dedicato e per le esaurienti spiegazioni durante la visita degli edifici del paese e della casa museo che raccoglie mobili, attrezzi da lavoro, fotografie e documenti della gente della Valle del Cervo. (Vedi a riguardo Casa Maddalozzo ad Arsiè (BL) )

Gianni Valz Blin insieme alla moglie ha fondato l'Associazione di volontariato culturale del paese e messo a disposizione energie e denaro per realizzare questo ecomuseo che ha la funzione di fare memoria del nostro passato e delle nostre tradizioni modellate dall'ambiente di vita e lavoro.

L'autore è stato anche un appassionato fotografo visto che già dagli anni 60, attento alle trasformazioni del territorio e consapevole dell'abbandono progressivo della montagna, ha documentato con la fotografia gli edifici rurali dedicati all'alpeggio:

 

 

 

 

" Edifici rurali "

 

In Valle del Cervo come altrove furono le donne a farsi carico delle fatiche quotidiane; viste le scarse risorse legate ad un territorio aspro e difficile gli uomini erano costretti a migrare almeno stagionalmente. La raccolta del fieno per gli animali, della legna da ardere per l'inverno, l'educazione dei figli, la cura degli anziani e la gestione della casa rimanevano a carico delle donne. Gli uomini che in questa valle erano specializzati come scalpellini investivano i loro guadagni nell'acquisto di un campo o di una casa. Quando la migrazione si trasformo da stagionale in definitiva, cominciò lo spopolamento della valle.

 

 

 

 

E se con la gerla si poteva trasportare il fieno con la << Bursch >> si trasportavano le pietre di sienite per costruire sentieri, ponti e palazzi.

Lo stesso termine è diventato il toponimo che identifica l'Alta Valle del Cervo.

 

 

" Bursch per la pietra e gerla per il fieno "

 

 

" Matrimonio nella Bursch "

 

 

" Scuola di cucito "

 

 

Allego infine tre immagini che non sono esaustive di quanto è possibile ammirare nel piccolo paese di Rosazza dove un imprenditore illuminato, un artista visionario e una comunità laboriosa hanno lasciato un segno di bellezza che chi vuol vedere può cogliere.

 

 

" Il Municipio "

" La Chiesa "

" Il Castello "

 

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