MUMU

(MUSEO MURER)

 

«Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone.

Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di idee traccia l'immagine del suo volto»

                                                                                                       

J.L. Borges

 

Rigoni Stern ha parlato spesso di questo artista di Falcade con cui ha stretto amicizia fin dagli anni 60 del secolo scorso. Ha realizzato con lui un libro composto dai suoi versi e dalle tavole dipinte dall'Augusto. Il riferimento è al " Sergente nella Neve " e a casa Rigoni è conservata una copia in bronzo dell'alpino reduce della campagna di Russia.

E così mosso dalla curiosità sono salito al passo San Pellegrino e dopo una gita al Fuchiade posto unico e ancora integro, sono sceso a Falcade il paese natio e la residenza stabile di Augusto Murer.

La zona di Falcade, Canale d'Agordo, Cencenighe, Alleghe per salire fino a quella meraviglia che è il Colle Santa Lucia era per me perfettamente sconosciuta e in due giorni di permanenza in loco ho approfittato per dare una fuggevole occhiata a questi luoghi non facilmente raggiungibili. La distanza media è infatti di 80 km sia da Compostela che da Caupo e la viabilità è quella montana con tutto quello che comporta.

Tornando al nostro, come si legge nelle numerose pubblicazioni a lui dedicate, come altri artisti veneti, ha fatto una scelta ben precisa: quella di non migrare dalla sua terra in cerca di un successo che comunque è arrivato lo stesso.

A Falcade (m.1100) esiste un museo privato voluto proprio da Murer che ospita le sue opere: sculture in legno, dipinti mentre nel giardino si possono osservare numerosi bronzi.

L'edificio molto originale era circondato in passato dal bosco e meglio si armonizzava col paesaggio; la costruzione degli impianti di risalita verso il Colle Margherita con relativo piazzale in asfalto ha compromesso non poco l'idea che aveva lo sculture e pure l'architetto d'Avanza che ha ideato la struttura.

In ogni caso con uno certo sforzo il fotografo "infedele " alla realtà fattuale evita gli obbrobi e cerca lo sfondo adatto per valorizzare le opere dello scultore.

Teniamoci i fili dell'alta tensione in questo scorcio che guarda alle Cime dell'Auta:

 

 

 

Museo Murer a Falcade

 

Meglio è andata col cavallo e il Focobon del gruppo delle Pale di San Martino che stanno esattamente dalla parte opposta:

 

 

Le sculture del giardino sono visibili in tutti i giorni dell'anno:

 

 

Sono nato tra le foreste, in cui radici, tronchi e pietre

si confondono in un groviglio che corrisponde quasi

all'alba della creazione.

 

 

Nella carriera artistica di Murer il bronzo è arrivato dopo il legno e il disegno, per un' ovvia ragione di costi. La vita di un artista implica solitamente sacrifici, sofferenze, frustrazioni e se va bene il successo e i riconoscimenti arrivano prima di passare come si suol dire a miglior vita.

Purtroppo la carriera di Murer ha avuto termine troppo presto, essendo scomparso per malattia a soli 63 anni.

Vista l'energia e la forza dirompente che traspare dalle foto che lo hanno ritratto, di cui alcune di Berengo Gardin, chissà quante altre opere avrebbe realizzato se il destino fosse stato diverso:

 

 

 

Augusto Murer (1922-1984)

 

 

Sono un uomo dei boschi, l'aria che mi piace di più è quella che sa di resina;

gli scenari che mi commuovono maggiormente sono quelli

maestosi e ricchi di poesia delle Dolomiti.

 

 

 

 

 

 

Trasferiamoci ora all'interno del museo:

 

Museo Murer: la sala d'ingresso

 

Diciamo che sarebbe stato bello poter disporre di altri spazi, vista la quantità sorprendente di opere in esposizione.

Sappiamo però che la cultura specie in Veneto se la passa male. A Zaia leghista interessano le piste di Cortina per le Olimpiadi del 26 che seguono i mondiali al Covid del 2021. che sono stati visti dal vivo da 4 Cats! Si spendono miliardi per manifestazioni che durano 15 giorni devastando i territori; la ricaduta è una valanga di turisti che rende impraticabili quegli stessi luoghi.

Intanto Feltre sembra un mortuorio con tutti i musei chiusi a parte il Diocesano che presumo sia privato, il museo di Serravella a Cesio Maggiore è gestito da una coperativa di pensionati stanchi e le strutture nuove delle Miniere di Valle Imperina sono abbandonate. Sono musei che ho visitato in passato e che meriterebbero la dovuta attenzione....ma ripeto la cultura veneta appartiene al passato e l'obiettivo o meglio la malattia globale è il turismo di massa che pare l'unica risorsa nell'arco alpino. E dunque per il turismo cementifichiamo tutto e costruiamo il Dolomiti SuperRonda per collegare Cortina con Solda attraversando la Valle dell'Isarco, Talvera e pure Adige.

Nel club degli sciatori delle settimane bianche pochi hanno messo piede nel MUMU......pochi pure i residenti che conoscono l'artista.

La speranza è che almeno le maestre accompagnino le scolaresche nel museo sotto casa, sempre che nel frattempo la scuola locale non abbia chiuso i battenti per mancanza di clienti.

 

 

 

Murer viveva in simbiosi col bosco e gli alberi li conosceva benissimo. Ne valorizzava nodi, vene e curve...

Come per Michelangelo il suo compito era di togliere il superfluo mettendo a nudo ciò che la natura aveva tenuto in serbo.

 

 

 

Maternità 1969-70

 

 

La storia artistica di Murer inizia presso la scuola di Ortisei frequentata prima della guerra, poi c'è stato il breve ma profiquo incontro con Arturo Martini (1889-1947) a Venezia. Da qui la sua maturazione e liberazione dai canoni artistici più legati all'artigianato; nella " Maternità " la posizione del bambino al seno non rispecchia certo l'ortodossia classica, come d'altronde i volumi e le masse che caratterizzano i corpi scolpiti.

 

 

 

 

 

Non usò mai il legno di cirmolo così caro ai gardenesi e lottò strenuamente con i legni più duri come l'olivo con cui scolpì il viandante .

 

 

 

 

 

Il " Ragazzo che beve " è una scultura in frassino del 1956 ed è anch'essa un'opera inconsueta come i bronzetti più piccoli esposti all'interno.

Grafica e pittura accompagnarono spesso la produzione poetica e letteraria di Andrea Zanzotto (1921-2011) e Mario Rigoni Stern (1921- 2008) due artisti a lui contemporanei.

 

 

 

Murer alle prese col disegno

 

 

Il tavolo dello scultore

 

Dietro al tavolo da lavoro si osserva un dipinto a colori che è un omaggio al maggior pittore veneto: Tiziano Vecellio.

Murer conosceva la storia della sua regione e anche quella dell'arte: il tema della bagnanti che è stato immortalato da decine di artisti specie quelli delle avanguardie è stato immortalato anche da lui.

 

 

 

 

Fauni, tori e nudi femminili: una scarica di vitalità ed energia che prorompe da numerose opere:

 

 

 

 

Di Murer dobbiamo ricordare oltre all'artista, l'uomo; il combattente per la libertà lui che ha avuto i fratelli della moglie uccisi dai nazisti nella guerra partigiana.

Schietto, ma riservato caratteristica della gente di montagna ha realizzato decine di opere dedicate alla guerra in tutte le sue dolorose e assurde manifestazioni.

Riporto qui un'opera che per quanto abbia frequentato la Biennale di Venezia non ho mai visto: il monumento alla Partigiana del 1964:

 

 

 

Venezia: la Partigiana (1964)

 

Il contributo del grande Scarpa è indiscutibile: qui si uniscono l'essenzialità del razionalismo con l'espressività del bronzo.

Mi domando come è possibile non aver osservato questo capolavoro a due teste.....secondo me c'è lo zampino del sindaco delle navi da crociera ....deve aver fatto parcheggiare li vicino una nave ruzzene per non rendere visibile la scultura!

 

 

 

 

E non racconto balle perchè poco distante dall'albergo dove ho pernottato in località Caviola il nostro ha realizzato un'altra scultura con lo stesso titolo che di notte ha cambiato ubicazione e che ora è quasi nascosta a lato della strada.... prima stava in piazza davanti alla chiesa e ora si chiama prigioniera....che partigiana suona male!

Pare che il sindaco in questione ora rimosso dal tempo abbia pure eliminato il marmo che riportava i nomi dei numerosi caduti nella valle del Biois nella lotta contro i Nazi. Io farei lo stesso col suo nome non nel cimitero ma dalla memoria collettiva, la RAM...è notoriamente cancellabile!

 

 

 

Caviola di Falcade: monumento alla Partigiana (1974)

 

 

 

 

Caviola di Falcade: monumento alla Partigiana

 

La foto di sinistra non inganni: c'è la strada asfaltata a dividere il monumento dalla chiesa.

Tra rimozione e retorica le due r, c'è da vomitare.

La prima è stata orchestrata grazie al populismo berlusconiano che ha coinvolto la destra storica ex fascista e il leghismo imperante. Ragione per cui dal MSI si è passati ad AN ma senza che la memoria nostalgica venisse meno che c'era del bene in quello che fece il mascelluto.....qualcuno ha affermato che gli italiani sono gli eredi di Mussolini!

L'altra r che ha la stessa matrice è diventata una parola vuota e stonata nella bocca di una sinistra che 70 anni fa ha combattuto la guerra partigiana ma i cui eredi non sono riusciti in alcun modo a contrastare l'avversario che dagli anni 90 ha cavalcato le scene senza trovare ostacoli ponendosi spesso fuori dalla legge.

Ma in quale paese esiste un dirigente politico che ha in mano il 50% e più dell'informazione? Quello è il liberalismo storico o è quello postmoderno per accaparrarsi tutti i vantaggi possibili chiudendo la bocca ai dissenzienti?

Interessante è osservare l'attuale giro di valzer per cui un tempo la sinistra anteponeva l'interesse dello stato sull'individuo e sul capitale e ora con la crisi imperante diventa il cavallo di battaglia della destra al governo.

Resta la statua che di retorica non ha proprio nulla ed è testimonianza di quei tempi atroci ma sempre attuali che basta allontanarsi di poco da casa che la storia si ripete tutta nella sua assurdità.

Tornando al museo c'è una bella tavola che ricorda un'altra disgrazia che si poteva scongiurare. Il bronzo non è pulito, i corpi sono diventati tutt'uno con la terra dopo esser stati inghiottiti dall'acqua tracimata dalla diga del Vajont.

 

 

 

Vajont

 

Murer che non lasciò mai il suo paese e il Veneto si ricordò sempre dei suoi conterranei emigranti come anche delle fatiche dei minatori e della vita in montagna; tanta era la stima che fu invitato nel 1977 a realizzare la decorazione bronzea delle porte della cattedrale di San Pellegrino di Caxias do Sul in Brasile dove nei bassorilievi è rappresentato anche il tema dell'emigrazione.

Le tavole preparatorie si possono osservare dietro la scultura dell'Adolescente del 1960:

 

 

 

 

 

Chiudo con l'alpino di Murer e i testi di Rigoni Stern nel libro a due mani da loro realizzato:

 

 

L'Alpino: un passo dopo l'altro

 

 

Di nuovo, dunque, si camminava. Il sonno, la fame, la stanchezza sono niente e tutto.

Questi piedi avvolti in stracce, che vanno verso Ovest un passo dopo l'altro.

Sotto le stracce di coperte ci sono i gonfiori bluastri dei congelamenti

che le scarpe della patria non hanno saputo evitare.

                                                                                                                   

                                                                                                                        M.R. Stern

 

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