2017 MOSTRA PERSONALE 2017 

 

 

<< La natura e la realtà non hanno problemi estetici, né preoccupazioni artistiche. È dovere dell’artista dare la bellezza alle cose che vede e che interpreta >>

                                                                                                                                                                                                    da L’Illustrazione Italiana» Milano, 24 maggio 1942 di Isabella Far 

 

 

 

 

 

  #alterEGO  

 

  Le muse silenti 

 

  I filosofi

 

  Il colosso 

 

  Berlino 20.16  

 

  Biennale d'Arte 

 

  Texture 

 

  Un paese 

 

  Ready Made 

 

  L'albero 

 

  Marzo 20.16 

 

  Lario 20.15 

 

 

 

 

  L'INVITO 

 

 

 

 

 

 

  LA MOSTRA 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La classe 3E Informatici in visita alla mostra

 

 

L'Autore con l'immagine emblematica del dito di Costantino dei Musei Capitolini

 

 

 

  NOTE CRITICHE 

 


 

L’#ALTER EGO DI RICCARDO DI VALERIO E I LUOGHI DELL’ARTE” di GIORGIO RIGON

 

Nella mostra troverete due bei testi, leggete prima quello a firma di Josè Saramago che vi spiega perché è superficiale l’osservazione delle cose del mondo viste una sola volta, non può soddisfare appieno la curiosità, l’interesse, la conoscenza.

All'ingresso della galleria osservate l’autoritratto dell’Autore sotto il telefono a muro, (opera d’arte esposta anni fa alla Biennale d’Arte di Venezia), qui l’Autore espone sé stesso come opera museale in memoria dell’Artista Gino De Dominicis.

Infine, leggete la presentazione “ #alterEGO ” scritta dall’Autore. Egli afferma che noi non conosceremo mai esattamente chi siamo ma ci affida l’incarico di chiarire l’alter ego di lui stesso attraverso la sua vocazione a intraprendere la più approfondita conoscenza dell’Arte e della Natura. In questo applica fedelmente la raccomandazione di Saramago di ritornare sui posti già visitati, anche soltanto con la memoria, nella fattispecie, nei luoghi dell’Arte, nei musei e nella Natura, avvalendosi della fotografia che è il codice della personale interpretazione del mondo.

Accanto al ritratto c'è una figura stilizzata e speculare di una vigna certamente in aderenza al consiglio di Saramago:  “ vedere di giorno quel che si è visto             di notte ”.      

Al centro nella sala figurano stralci di paesaggio, tutti in bianco e nero, quasi fossero paesaggi mentali stilizzati, che a colori rimanderebbero troppo alla realtà oggettiva.

Qui l'autore giocando spesso con la simmetria vuole sorprendere il visitatore; la regola di fondo è quella di evitare la ripetizione nella sequenza del portfolio cambiando sia il soggetto ma anche la tecnica di elaborazione.

Negli altri pannelli della mostra troviamo le sintesi iconografiche di Roma, Berlino e Venezia.

Roma è rappresentata attraverso opere d’arte dell’antichità, la “ Romanità Perenne ”, fonte ispiratrice di tutti i Neoclassicismi. Le opere sono suddivise in due sezioni:

Berlino invece tutta a colori campeggia al centro della sala; vi si intravvedono alcune parti del vecchio “ Muro della vergogna ”, vivacemente ricoperte di opere degli artisti di strada e una successione disordinata di manifesti lacerati, dove la moda è ambiguamente intrecciata al proibito; il resto, rappresenta le “ mirabili “ ma forse futili architetture moderne: Berlino da questo punto di vista è un museo a cielo aperto.

In apposito pannello, è sinteticamente rappresentata la Venezia della Biennale, un po’ a colori e un po’ in bianco/nero; non vi figurano quindi gli stereotipi architettonici caratteristici della città ma gli spazi espositivi dell'Arsenale cari all’Autore.

Fine della visita! Fine anche dell’esame introspettivo sull’autore che Lui stesso ci ha incaricato di svolgere e che ci ha permesso di approfondirne l’#alterEGO, almeno in parte.

 

Dicembre, 2016                                                                                                                                                                                                Giorgio Rigon

 

 ARTE E FOTOGRAFIA: LETTURE DA RYSZARD KAPUSCINSKI

 

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La cultura di massa non elabora il buon gusto, perchè la maggior parte è cultura kitsch, della bellezza falsa, facile e luccicante. La bellezza in realtà è molto difficile da creare e saper ricevere perchè l'arte è molto aristocratica.

La cultura può essere di massa, l'arte può essere solamente aristocratica.

L'arte esige uno sforzo da chi la riceve.

Per questo motivo la gente fa fatica a guardare l'arte o ad ascoltare la musica. L'uomo di sua natura è un essere pigro, se non deve, non lavora.

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La fotografia è per sua natura un po' sentimentale, in quanto una foto può fissare solo un breve attimo, di solito una frazione di secondo; per cui guardandola sappiamo che l'attimo rappresentato è trascorso: stiamo guardando un passato che non esiste più ( da Lapidarium ).

Fotografare è un atto complementare alla scrittura e alla poesia. La fotografia si appunta su particolari, su luci e ombre, alla ricerca di una diversa dimensione della realtà. Questo sottile esame dei particolari è un utilissimo esercizio per scrivere.

Quanto più ci avviciniamo al particolare, tanto più vicini siamo alla realtà.

La fotografia è una magnifica scuola sul dettaglio.

 

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